26 dicembre 2007

Incontri di Natale....

Giulio: Ciao Mario.
Mario: Buon Natale Giulio!
G.: Guarda che sono ateo, se non credo in Dio perché dovrei festeggiarne la nascita?
M.: Vabbè, dai, lo facevo per affetto. Ma almeno i regali li avrai fatti?
G.: Regali? Sei impazzito per caso?! Questa folle corsa verso il consumismo più sfrenato ci distruggerà; ha stravolto il significato religioso del Natale.
M.: Ma non eri ateo?
G.: Sì.
M.: Ed allora cosa te ne frega del significato religioso del Natale scusa?
G.: Che c’entra? Io lo faccio per contrastare il consumismo.
M.: Sì, forse si esagera, però è bello fare regali a chi si vuol bene.
G.: Ma se io voglio bene a qualcuno posso fargli un regalo quando voglio, perché devo aspettare Natale?
M.: Vero, ma se approfitto della scusa del Natale mica commetto un reato. Guarda che bel cappotto grigio mi ha regalato Anna.
G.: Troppo classico, ormai sembra che si sia imposta la divisa del giovane rampante: abito, cappotto, scarpe…
M.: Sì, ma a me piace, è bello, è di marca.
G.: Ecco, vedi?! Sei anche tu vittima del fashion, ormai sei uguale agli altri, imiti uno stile, vai dietro alle firme, sei indistinguibile; io invece metto in risalto la mia unicità.
M.: Beh, questo è vero, ti si vede da un chilometro…
G.: Giusto!
M.: Con le tue belle Nike ai piedi, i Levi’s rossi, la felpa verde dell’Adidas…tutto equo e solidale giusto?
Driiiiiin Driiiiiiiin
G.: Scusa, mi squilla il cellulare…Ciao! Sì, ok, ci vediamo stasera alla “Taverna dei sorci incazzati” per il concerto di proto-punk noise.
M.: Vai ad un concerto?
G.: Sì, stasera suonano le “lucertole squartate al sole”
M.: E chi sono?
G.: Come chi sono? Sono il gruppo del momento! Suonano con degli attrezzi da cantiere amplificati.
M.: Che suoni morbidi che devono essere…
G.: Ma il massimo sono i testi. Il loro pezzo più famoso: “sodomizzati dal mondo”, dicono: “finiremo tutti sodomizzati dal mondo perché la società è marcia dal profondo”
M.: Pura poesia…So che stasera c’è anche il concerto di Riccardo Acciaio…
G.: Nooooo….ma quello fa schifo!
M.: Pare, dico, PA-RE, che nel mondo ci siano persone che non abbiano i tuoi stessi gusti; lo so, è una notizia che ha dell’inverosimile ma te la riporto esattamente come l’ho sentita.
G.: Ma è gente che non capisce niente.
M.: Non ci sono dubbi.
G.: Fai l’ironico?
M.: Chi? Io?! Noooooo, ma che vai a pensare? Sai che sono d’accordo con te: sono una specie di trogloditi se non hanno i tuoi stessi gusti. Guarda, secondo me sono l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia.
G.: Ma è così scusa, il concerto di Riccardo Acciaio?! Come si fa a dire che ‘sta cosa è bella?
M.: Beh, lo dicono in molti alla tua ragazza parlando di te, eppure…
G.: Vabbè, che c’entra il sentimento? Qui si parla di arte!
M.: Davvero? Le “lucertole squartate al sole”? Non me ne ero accorto; però, ora che ci penso, ho letto stamattina che gli esporranno al Louvre…Guardavo il tuo cellulare, bello!
G.: Ultima generazione, UMTS con fotocamera da 8 megapixel, registratore vocale, navigatore satellitare, termometro, altimetro ed oroscopo cinese.
M.: Lo hai comprato per l’oroscopo cinese immagino…
G.: Scemo, l’ho fatto così in un unico strumento ho la possibilità di prendere i miei appunti foto-vocali.
M.: Per combattere il consumismo…ha anche gli auricolari vedo.
G.: No, quelle sono le cuffie del lettore di mp3; lo uso per non sentire i rumori del mondo.
M.: Fa vedere….bello, mi piace di questo colore, da dove lo hai preso?
G.: Un culo pazzesco, ho scovato un sito giapponese, che si appoggia su un server russo, che ne vendeva degli stock destinati alla Finlandia. L’ho comprato, poi ho contattato un hacker svizzero che mi ha venduto per pochi euro un suo programmino che mi ha installato il supporto per la lingua italiana. Tutto mi è venuto 210 euro.
M.: Ma se al negozio, lo stesso, già in italiano, con la garanzia italiana, costa 190?!
G.: Ma vuoi mettere scusa? Me lo sono configurato tutto io e, cosa principale, non mi sono mosso dalla mia stanza.
M.: Giulio?! Il negozio è sotto casa tua! Tu sei strano forte…Cosa fai per il San Silvestro? Festa in piazza?
G.: Con tutta quella gente? Naaaaaaa….
M.: E perché? E’ divertente.
G.: Non mi piacciono i fenomeni di massa.
M.: Non ho capito.
G.: I fenomeni di massa, quelle cose che le persone fanno perché lo fanno in molti.
M.: Sì?
G.: Non mi piacciono.
M.: Sulla terra ci sono all’incirca 6 miliardi di persone che praticano sesso da soli o in compagnia…
G.: Ed allora?
M.: Più “fenomeno di massa” di quello…Insomma, cosa farai la notte del 31?
G.: Chatterò con un mio contatto polinesiano e mi farò mostrare via webcam la prima alba del nuovo anno!
M.: Giulio?
G.: Sì?
M.: Mavaffanculo!


Lo so, fa tanto "voce del pianeta che muore" di Crozza Italia, ma vi assicuro che ce l'ho scritto dall'anno scorso, solo che non avevo fatto in tempo a postarlo.

24 dicembre 2007

L’arte del dubbio

“L’arte del dubbio”
Gianrico Carofiglio
Ed. Sellerio

Il controesame, in un processo, è l’interrogatorio che, l’avvocato difensore o il Pubblico Ministero, possono svolgere nei confronti del teste dell’altra parte dopo l’esame diretto fatto dalla stessa. Chiunque abbia visto o letto un legal-thriller sa cos’è e quanto sia avvincente, di solito è la parte più importante del film o del libro; ancora adesso, dopo averlo visto migliaia di volte, alla fine del controesame fatto dal Tom Cruise a Jack Nicholson in “Codice d’onore” esulto più che per un gol della nazionale in una finale mondiale. Questo libro tratta del controesame, ma cos’è esattamente? Qualche tempo fa, parlando del libro del mio amico Rocco, ho detto che scrivere un romanzo giallo è come giocare a Tetris, un controesame invece segue le regole strategiche di una partita a scacchi. Ecco, questo libro è un manuale che insegna a giocare a scacchi con le parole; perché non è un romanzo ma un vero e proprio testo giuridico su questa importate fase del dibattimento. Naturalmente è stato “depurato” da molti dei termini conoscibili solo dagli addetti ai lavori e ne è rimasto il succo: un interessante manuale di strategia che con la proposizione di controesami svoltisi realmente spiega come gli stessi vengono formati e soprattutto perché siano così avvincenti.

Approfitto di questo post per fare a tutti quanti i miei più cari auguri di BUON NATALE...ci risentiamo presto!

19 dicembre 2007

Mi hanno passato un altro meme...

Mi hanno passato un altro meme, questa volta però non mi invento niente di particolare per svolgerlo, oddìo, ci ho pensato per un po', ma poi mi sono detto che questo va svolto seriamente. Anche perchè non è propriamente un meme, io lo vedo come un premio perchè la gentilissima SUYSAN mi ha dato la targa del THINKING BLOGGER AWARD, per la precisione, questa qui:



Io la metterei fissa nel blog da quanto sono contento ed orgoglioso (se solo lo sapessi fare), lo so, magari è una piccola cosa e, bene o male, tutti quanti l'hanno ricevuta, però a me ha fatto un enorme piacere perchè, per quanto il blog sia un passatempo, cerco di farlo nel modo più interessante e divertente possibile e sapere che, pur essendo io una specie di guitto (nel senso buono), riesco a far pensare chi mi legge beh, mamma mia quanto mi rende contento!

Adesso devo dare a mia volta questa targa ad altri 5 blogger che mi fanno pensare, è difficile, io la darei a tutti i blog che seguo perchè ognuno a modo suo mi fa pensare ma visto che una scelta va fatta, a malincuore, ne scelgo 5, ben sapendo che ne elimino centinaia tutti interessantissimi.
Allora, il primo blog a cui do la targa è quello di Panzallaria perchè i suoi racconti di vita con la frollina sono teneri, divertenti e, quando c'è di mezzo la suocera, anche avvincenti!
Poi al blog Magari sul tardi perchè è così stupendamente politicamente scorretto.
La terza targa va a Mitì perchè ogni volta che vado sul suo blog torno sapendo qualcosa in più.
La quarta targa va al miniblog di Ramskilo et Marco, perchè con mini post dicono un sacco di cose.
L'ultima, la quinta, la spedisco a moltissimi chilometri da qui, la mando in Texas, da nonsisamai, perchè il suo sguardo su un mondo così diverso dal nostro mi ha fatto capire tante cose.
Ecco, io i cinque nomi li ho fatti, però in realtà la targa la mando a tutti i blog che leggo.

Faccio un piccolo aggiornamento: sul blog di Pideye è cominciata la mia semifinale per il rompicapo letterario; andate su questo post qui, se vi piace il mio racconto votatelo...grazie :)

14 dicembre 2007

Oggi saldi: 2 meme al prezzo di 1!

Giraffa e Margy mi ha lanciato il meme delle 5 foto e Kabalino quello del Dire, Fare...ecc. ecc. ma quanti meme ho da fare? Sto perdendo il conto, per recuperare terreno questi due li faccio insieme.

1) I miei migliori amici, all'epoca della foto eravamo giovani e scemi, che DIRE? Le cose sono cambiate: ora non siamo più giovani.


2) Non c'è niente da FARE, se decido di sembrare quello che non sono, ci riesco sempre benissimo.


3) BACIARE...che bello baciare, ogni volta che lo faccio, naufrago nel mio oceano personale

4) Al maestro dissi: "Vorrei avere la sua penna"...mi sa che mi prese un po' troppo alla LETTERA.

5) TESTAMENTO....Quando sento parlare di testamento, a me viene subito in mente quello di Tito.

(questa foto è presa dal sito fontesarda)

10 dicembre 2007

Lezioni di jedi

Poco tempo fa, in una blogosfera vicina vicina, due giovani blogger, Baol e Kabalino, decisero di scrivere un post a quatto mani…forte era la forza in loro…

Per le strade della caotica città-pianeta Coruscant due giovani discutono tra loro...


Baol: No! Dai, le crocs col pelo no, non ti si può guardare!
Kabalino: Eh, ma queste son col pelo di Ewok! Mica quella robaccia che contrabbandano dalle periferie dell’impero...
B.: Ma...ma...io avevo pensato a dei calzari da centurione…
K.: I calzari da centurione te li metti te, che poi ci vai a fare lo splendido il sabato pomeriggio... Io, nei miei piedi, ci tengo queste meraviglie...
B.: Guarda che ho rimorchiato certe ancelle di principesse con quei calzari che te nemmeno te lo immagini. E comunque le crocs non sono jedi!
K.: Ma sono calde...e poi, dove sta scritto che quella roba lì che porti ai piedi è jedi?
B.: A pagina 18 del manuale del perfetto jedi.
K.: Seee...il manuale del perfetto jedi...perchè te leggi quella roba? Ma te lo sai quanto vive uno jedi? E li hai mai visti dei geloni di mille anni? E poi le mie crocs sono di una comodità che non te la immagini neanche...
B.: Le scarpe di uno jedi devono essere pratiche per l’agilità! Con le crocs si corre una meraviglia, vero?
K.: Eh...lo so, però queste, sotto, c’han la gommina che fa presa. Ti risulta che il grande Yoda se ne vada in giro con calzari da centurione?
B.: Se è per questo non l’ho mai visto nemmeno con le crocs...il grande Yoda va in giro scalzo!
K.: E infatti quell’esserino verde lì c’ha una raucedine che fa provincia...ma hai sentito come parla? No, dimmi te?
B.: Sei scemo o cosa? Ti sei per caso accorto che il grande Yoda proviene da un altro sistema planetario?!
K.: Embè? Hai mai sentito parlare della Galassia di Raucedine?
B.: Ma quale Galassia di Raucedine...guarda che il corso di Universografia lo abbiamo seguito insieme e lo so che non sei una cima, dì la verità, su Yoda ti eri sbagliato...
K.: E’ che c’ha un aspetto quel Yoda...mi ricorda una mia amica...
B.: Wow, doveva essere un figone…
K.: Guarda Baol! C’è Chewbecca!!! Madonna...che gran pezzo d’animale...
B.: E’ un Wookiee, non un’animale...bestia che non sei altro...
K.: Se, seee...ci siam capiti...
...
B.: Piacere di conoscerla...è un onore...guardi, ho il suo pupazzetto nel portachiavi...
K.: (Ma come stai messo...il pupazzetto...io almeno ce l’ho del Gattobus...) Sì, sì...piacere anch’io...
Ciube: Aaaaaaawwwwwwhhhh awweeeeeeaaaaaagggh awwwwwwwww
B.: Ehm…no no , signor Chewbecca, le scarpe del mio amico son di sintetico, non è pelo di Wookiee…
Ciube: Weeeeeewwwwwwwwaaaaaaaaa ahhhaaaaaawwwooooou
B.: Sì lo so signor Chewbecca, ci strapperebbe le braccia se fossero di Wookiee...a...arrivederci...
K.: ...(oh santiddio...eccheccosai in bocca...)...ci si becca in giro...
Ciube: Aaaawwwweeeeeaaaahhhhh
...
K.: Ma hai sentito che versi che fa? E te li capisci? Fa paura!
B.: Non son versi, è la sua lingua...Chewbecca parla shyriiwook...
K.: Ah...
B.: L’ho studiata alle medie; eravamo 5 sezioni, quattro d’inglese e una di shyriiwook...e io son finito in quella di shyriiwook...
K.: ...tutte le fortune...
B.: Vabbè, Ma mi hai fatto fare na figura, te e quelle scarpe lì! Lo sai come ci poteva combinare quello?! Comunque domani è il nostro primo giorno al Master per jedi e non mi va di presentarmi lì con le crocs col pelo.
K.: Ed a me non va di andarci con i piedi viola dal freddo; s’ha da trovare una soluzione...guarda un pò se quel tuo manualetto dice qualcosa...
B.: Mah...mmhhh...vediamo... per essere uno jedi alla moda bisogna indossare stivaletti rossi ed una cappa nera.
K.: Una cappa nera? Ma, scusa, chi è l’autore del manuale?
B.: Il maestro Qui-Gon Jinn.
K.: E chi è?
B.: Ma come chi è? Voglio ricordarti che sarà lui a tenerci le lezioni di equilibrio jedi.
K.: Eh, ma io ho visto solo i primi tre episodi di Guerre stellari...che va beh...in realtà sono il 4,5,6...però ci siam capiti...
B.: Lasciamo perdere...Che ne dici della classica tuta beige con gli stivali marroni?
K.: Alla Obi-Wan? Mi piace! Ok, aggiudicato. Ma Obi-Wan è tra i docenti?
B.: Sì, al terzo anno, insegna battaglia jedi nella lava.
K.: Io di battaglie, finora, ho visto solo quella delle donne nel fango... A proposito, che lezione abbiamo domani?
B.: Controllo sul programma ma dovrebbe essere “Primi approcci con la forza”…sì, infatti.
K.: Ma in cosa consiste? Lo dice? Che io non so mica se son subito pratico con la forza eh.
B.: Mah, guarda, qui dice che è un semplice approccio alla tecnologia laser.
K.: Una volta a uno che conosceva mia cugino gli dovevano raddrizzare l’occhio col laser e gli han bruciato la pupilla, per dire...
B.: Sì, va beh...ma noi siam jedi...
K.: Sarem jedi...ma io, per non saper né leggere né scrivere, vengo con gli occhiali da saldatore...Baol?
B.: Ehi! Che c’è ancora?
K.: No, niente...è che...ogni tanto sento come un fremito nella forza...
B.: ...
K.: ...lascia perdere...
B.: Meglio va. Dai, andiamo che s’è fatto pure tardi...mannaggia a te e il fremito!
...


E’ che io e Kabalino ogni tanto ci si diverte così...come fanno i bambini. Che a stare sempre nelle proprie corde ci si impicca e allora, noi, si fa queste cose qui proprio per non rimanere impiccati, che quella fine lì a me e Kabalino ci fa paura...

Solo un'ultima cosa, questo è il mio centesimo post...

08 dicembre 2007

Questione d'alfabeto

L'ennesima attricetta entrò, con un vestito rosso che non lasciava spazio all'immaginazione, non lasciava spazio nemmeno al suo corpo che, infatti, era più fuori che dentro. Come al solito i giornalisti, anche un po' annoiati, le si ammassarono intorno; aveva da poco fatto un film di Natale, non si sa con quale talento...o, meglio, qualche produttore sicuramente lo conosce questo talento. L'attricetta si trovò davanti una ventina di microfoni di tutte le misure, le sue labbra si schiusero in automatico, quasi a rispondere ad un riflesso condizionato; prima di tutti gli altri, il giornalista più scafato le chiese: "Dopo il successo del film cosa crede di essere, lei, per i suoi fan?", l'attricetta sorrise: "Una icona", "Ragazzi, chi è che si è preso tutte le effe?"

05 dicembre 2007

La saggezza dei padri

A settembre ho fatto un meme (ma guarda...), penso lo abbiate anche letto quel post, nel caso, è questo qui; al punto sette di quel lunghissimo post racconto, a modo mio, la mia prima e unica sbronza (sì era capito? Spero di sì). Quella notte lì, per quanto stavo male, mi riaccompagnarono in due a casa, portandomi appeso tra di loro, visto che non mi reggevo nemmeno in piedi (avevo vomitato pure l'anima). Già mi immaginavo il cazziatone che mi avrebbero fatto i miei ma, in quel momento, non me ne importava molto, volevo solo stare un po' meglio. Naturalmente due persone che trasportano un ubriaco non riescono ad essere molto silenziose, ed infatti i miei si svegliarono (e si svegliarono pure gli ospiti che avevamo in casa); mi portarono direttamente in bagno, anche perchè, nonostante tutto, il mio stomaco aveva ancora voglia di buttare roba fuori. Ero lì, affacciato alla tazza del cesso come ad un balcone quando entrarono i miei, mia madre lievemente preoccupata che mi chiedeva se mi avessero fatto bere o se avessi fatto tutto da solo (la risposta era la seconda e, a quanto pare, la confortò; non so, forse si diceva "coglione sì, ma con le palle!"). Mio padre invece mi guardò e scoppiò a ridere! Ma di gusto eh, mica roba piccola, proprio risate forti, al che, in un attimo di lucidità ritornante dovuta all'abbassamento del tasso alcolico chiesi: "Ma non sei incazzato?" (Scemo eh? Me la cercavo...) e lui mi rispose: "E perchè? Na vold s'mbik Ce'r, c s'mbik a seconda vold je k'ghjoun" (ok, ve lo traduco, però con le mie lezioni avreste dovuto capire qualcosa! La frase era "E perchè? Una volta si impicca Cesare, se si impicca la seconda volta è un coglione!"); insomma, voleva dire che nella vita capita di sbagliare, l'importante è imparare da quegli errori. Beh, capii tanto da quell'episodio, e, che ci crediate o no, mi è servito, infatti non mi sono più ubriacato. Ma perchè racconto questa cosa? Perchè mi accorgo che il ripetere gli stessi errori è una cosa che capita sempre più spesso, la nostra memoria diventa sempre più corta e più forte gridiamo e sbraitiamo contro gli altri e contro noi stessi che non faremo mai più quel errore, tanto più alta è la probabilità che ci ricadremo; in fondo è proprio dell'essere umano dirsi: "Dai, non può essere che vada di nuovo così", forse per una fiducia insita oppure, più facilmente, perchè ci piacerebbe di più che le cose andassero in un modo invece che in un altro. Con questo non voglio dire che io non ripeto i miei errori, anzi, a parte in quel caso lì, è facile che succeda il contrario, che insista su sbagli già fatti, che li ripeta, che li migliori addirittura, se possibile; però da quelli più marchiani ho imparato sul serio.

02 dicembre 2007

Le fate mentono?

L’uomo è seduto al piano, le sue mani si muovono veloci sui tasti in un vorticoso inseguirsi di scale; lo sguardo è fisso fuori dalla finestra, “Chi hai scelto per il servizio fotografico questa volta?”, “Guarda, vedrai che sarai contento, è una giovane fotografa emergente”. A parlare è un uomo in abito blu, molto elegante e professionale. L’uomo continua imperterrito a fissare fuori dalle grosse vetrate della stanza, se non fosse per il frenetico muoversi delle mani sembrerebbe immobile, “E come si chiama?”, “Fay Lying”. La musica si calma un attimo, improvvisa una specie di marcetta sghemba fatta di un’alternanza di suoni acuti e gravi, “Quando dovremmo iniziare?”, “Ora”, la voce arriva dalla porta, l’uomo al piano smette di suonare, si gira alla sua sinistra e la vede, incorniciata dalla porta, la silhouette lievemente in controluce fa risaltare i capelli che le cadono sulle spalle ed il lungo collo, è snella e vestita in modo pratico, una maglietta color ruggine ed un pantalone di tweed marrone. In mano ha già la macchina fotografica, pronta per il suo compito. L’uomo al piano, quasi istintivamente, inizia, con l’indice ed il medio della mano destra, ad alternare lievemente due note, sembra una pioggia estiva e, senza rendersene conto, sorride. L’uomo in blu si avvicina alla fotografa, “Salve, sono M., l’agente del signor A., ci siamo parlati per telefono”, “Salve, piacere di conoscervi”, “Da dove preferisce iniziare?”, “Come le ho già spiegato per telefono, non sarà una cosa lunga, non voglio set e pose, mi lasci con il signor A. ed avrà le sue foto”, “Certo, naturalmente se A. e d’accordo” e mentre lo dice si volta verso l’uomo al piano che, con un’alzata di spalle, annuisce. Lei ha già scattato, veloce, un paio di foto di lui al piano con la faccia impassibile e le mani pronte. Lui la guarda avvicinarsi, si ridefiniscono i dettagli dopo il controluce della porta, ha gli occhi luminosi e veloci, pronti a cogliere particolari da fotografare ed un sorriso sornione, quasi da gatta. “Adesso, per piacere, non mi dica cazzate del tipo: farò uscire la sua vera anima dalle foto”, lei continuava a scattare foto, “Ho ascoltato la sua musica” è la sua risposta, “E beh?”, lui non capisce, “Non ho bisogno di far uscire la sua anima, lei la tira già fuori quando suona; io devo solo fare delle foto, spero belle” e sorride ed anche lui, nuovamente, senza accorgersene, sorride. Lei si avvicina, “Può suonare qualcosa, per favore?”; il suo profumo lo colpisce e, come tutti i profumi, gli scatena un ricordo: una passeggiata in riva al mare di tanti anni prima e le sue mani partono, quasi autonome; suonano una musica lenta che parla di onde. Lei è vicina, molto; scatta una foto, di lato, delle sue mani mentre suonano, usa un’apertura alta così avrà solo i tasti più vicini a fuoco con gli altri che, allontanandosi sfumano quasi in una nebbia. E’ leggera, non si sente andare in giro per la stanza e lui, pure, si sente leggero, a suo agio. Lei adesso è di fronte alla grande vetrata e guarda fuori, la luce le disegna un’ombra sul viso; lui continua a suonare e sorride e pensa che è bella. “Abbiamo finito”, la voce di lei interrompe i suoi pensieri e la musica, è sorpreso, “Di già?”, un velo di tristezza accompagna le parole, “Sì, avevo detto che non sarebbe stata una cosa lunga. Appena sono pronte le foto scegliamo le migliori”, detto questo si avvicina alla porta e mentre esce si volta sorridendo e dice: “Spero di rivederla per un altro servizio fotografico”. Anche lui sorride ed annuendo con la testa capisce che lei gli ha mentito: la sua anima l’ha davvero tirata fuori ed ora ne sta portando via un pezzo.

Qualche tempo fa, tra i commenti a questo post qui, fatabugiarda mi chiese se ero capace di scrivere una storia in cui lei è, sue testuali parole, "secca e fica", beh, il risultato è questo qui.

29 novembre 2007

Tutti a mangiare da meme

L’insegna recita: “Da Bedrosian, antica cucina baol”, siamo un po’ perplessi ma entriamo: è l’unico locale della zona, disperso com’è nella campagna; ce lo hanno indicato due anziani in paese e ci hanno detto che si mangia bene. Sembra ci sia posto, la fame non ci consente di cercare altro. Con lo sguardo ci diciamo “Proviamo va”; entriamo un po’ tesi ma gli odori che ci accolgono ci fanno rilassare immediatamente, un misto di ottimi profumi ci giunge dalla cucina, siamo rinfrancati. “Speriamo di non doverli solo annusare, i piatti” è il commento del più scettico dei quattro, ma si vede che anche lui è rimasto colpito dai profumi. Il posto non è molto grande, ci sono circa dieci tavoli, alcuni già occupati; è diviso in due salette di uguale grandezza con muri in pietra e volte a botte, dà una bella sensazione di calore, sì, è un posto caldo e pulito. Un cameriere alto e allampanato ci viene incontro, ha la faccia simpatica, ci chiede quanti siamo e ci fa subito accomodare ad un tavolo per quattro. Chiediamo se ci può portare dei menù, ci guarda, ci fa un bel sorriso e ci dice: “Non conoscete la cucina baol vero?”, ci guardiamo perplessi e divertiti ed annuiamo. Lui sorride ancora: “La cucina baol è un’arte antica, quasi una magia, non ci sono menù o ricette fisse, il cuoco creerà una serie di portate apposta per voi”. Ci guardiamo con un filo di preoccupazione ne gli occhi ma poi i borbottii dei nostri stomaci ci convincono definitivamente: “Ok, va bene” diciamo, “Fidatevi di me” sono le uniche parole che il lungo ci dice prima di avviarsi verso la cucina, accompagnandole con una lieve strizzatina dell’occhio sinistro. Intanto che aspettiamo e mangiucchiamo i grissini e tarallucci che ci ha portato, ci dividiamo in ottimisti e pessimisti ma non abbiamo nemmeno il tempo di argomentare i vari punti di vista che il nostro anfitrione si avvicina con i primi piatti: “Iniziamo con gli antipasti: un ottimo misto di S.B., un saporito ensemble di salumi e formaggi dalla gustosa toscana e fantasia di verdure alla Placidasignora: un arcobaleno di sapori che ha radici antiche nella nostra storia”. La prima forchettata ci ammutolisce, tanto è il sapore che sentiamo, possiamo solo sorridere e non parliamo più, parla solo il lungo cameriere che ci spiega i piatti. “Eccoci ai primi: risotto alla Nathan&LaFrancese con toma valdostana e tartufo d’Alba, sapori lontani che si sposano alla perfezione. Tagliatelle derelitte alla Nettuno: tagliatelle fatte in casa condite con un sugo particolare ma semplice, fatto lasciando cuocere due bei pezzi di carne di prima scelta del trentino in un battuto di cipolla lasciata imbiondire, alla fine viene aggiunto un misto di frutti di mare che ne completa il sapore”. Le portate scorrono sul nostro tavolo. “I secondi. Orata alla Margy, tutto il profumo della Puglia con due gocce di sherry per dare un tocco british. Prima del piatto di carne un sorbetto alla Tazzozza, fatto con i limoni giganti del giardino dell’infradito fiorata”. Siamo entusiasti ma a quanto sembra non è finita perché l’alto cameriere riappare con altri piatti. “Il secondo di carne è la faraona alla Dyotana con contorno di patate jedi alla Kabalino: una giovane faraona cotta al forno su cozze tarantine. Come contorno, delle patate glassate in padella, avrete bisogno di usare tutta la vostra forza per resistere”. Sembra una battaglia, una splendida battaglia; come se avesse sentito i nostri pensieri il lungo si avvicina dicendoci: “Abbiamo quasi finito, non preoccupatevi. Per concludere dei frollini tenerissima alla Panzallaria e, per digerire, un liquore fatto in casa: liquore di PattySelma&Bdp con Tascia&Giu, però state attenti, è fortemente alcolico”. Siamo estasiati, vogliamo ritrovare i due vecchietti del paese per ringraziarli di cuore anche perché lo stesso conto che ci porta il cameriere è irrisorio visto quanto e quanto bene abbiamo mangiato. Usciamo riconciliati col mondo ed andiamo via, mentre ci avviamo ci giriamo per guardare ancora questo splendido posto ma una nebbia improvvisa sembra esserselo portato via.

Anche questo qui è un meme, per la precisone il meme dei blogger che mi mangerei...sapete com'è essere "mangiato" dalle derelitte mi ha un attimo sconvolto :D

27 novembre 2007

La grammatica di Dio

"La grammatica di Dio"
Stefano Benni
Ed. Feltrinelli

Stefano Benni è un osservatore, ci guarda e ci capisce, magari noi non ci riusciamo ma lui sì, forse nemmeno gli piace riuscirci ma è così. Stefano Benni si incazza, ne sono sicuro, ci guarda e si incazza per il nostro correre come palline impazzite nel flipper della vita, si incazza per il nostro lasciarci scorrere addosso tutto, il nostro fingere di non capire, il nostro guardare da un'altra parte. Come fa a non urlare dalla rabbia allora? Semplice, Stefano Benni ha un potente anticorpo: l'ironia; l'ironia di Stefano Benni ha le palle quadrate perchè gli permette di affrontare le nostre peggiori scelleratezze senza rimanerne abbattuto. E poi Benni scrive, scrive dannatamente bene, ti fa vedere quello che scrive: ti parla di un fuoco e tu vedi le scintille e ne senti il calore. Io sono un lettore vorace, con i libri di Benni mi accade una cosa strana, tutte le volte, mentre li leggo mi fermo spesso: non voglio che finiscano. Questo è un libro di racconti, se lo leggete, cosa che vi consiglio, state attenti; sorriderete, uno degli angoli della bocca si inarcherà verso l'alto, magari inconsciamente, riderete pure, davanti ad una esclamazione o ad un finale. Però vi accorgerete, pagina dopo pagina, che non state leggendo un libro di fantasia, Benni vi sta raccontando quello che siamo e lo sta facendo meravigliosamente e crudelmente bene.

23 novembre 2007

Intervista? A me? Proprio a meme?

Drriiiiiin...Drriiiiiin...
Eh? Che cos'è?! Arrivo! Ah no, è il telefono!
Drriiiiiin...Drriiiiiin...
Ma chi cavolo chiama alle due e mezza del pomeriggio, in pieno delirio post-prandiale!
Baol: Proooonto!
Intervistatrice: Salve, sono Santuzza della ScassaMedia, la chiamo per una ricerca di mercato, posso rubarle giusto cinque minuti?
B.: Guardi, mi ha interrotto durante una importante riunione con il Dott. Morfeo e...
I.: Mi dispiace aver interrotto la sua pennichella.
B.: Azz...conosce Morfeo, di solito, al massimo, dicono "Chi? Il calciatore del Parma?"
I.: Guardi, sono laureata in lettere classiche indirizzo archeologico e sono qui che rompo le scatole alla gente per trecento euro al mese con un contratto a progetto.
B.: Allora anche solo per questo merita che risponda alle sue domande, mi dica.
I.: Grazie, è una ricerca di mercato sulle nuove teconologie. Lei è il signor Bedrosian Baol?
B.: Sì...un attimo però, non è che per caso poi 'sta cosa si rivela un sondaggio politico?
I.: No, no, non si preoccupi. Lei usa internet?
B.: Sì, pure troppo.
I.: Ha un blog? Conosce cosa sono?
B.: Certo che lo so e sì, ne ho uno, si chiama "Vorrei essere un baol".
I.: Cosa l'ha spinta a creare un blog?
B.: Allora, ho scoperto i blog seguendo quello di una mia amica, tale Amaracchia, leggevo e commentavo lì e lei mi diceva "perchè non ne apri uno tu?", dopo alcuni tentennamenti circa un anno fà ho aperto il mio blog.
I.: Il primo post?
B.: Il primo post si intitolava "Finalmente mi sono deciso" e, attraverso una citazione tratta da "Baol" di Stefano Benni, cercavo di spiegare cosa fosse un baol.
I.: Il post di cui si vergogna?
B.: Beh, sinceramente vergognarmi mi sembra una parola troppo grossa, al massimo ce ne sono alcuni che mi piacciono meno degli altri, se devo sveglierne uno, scelgo quello intitolato "Quesito", non perchè l'argomento non fosse interessante quanto perchè, probabilmente avrei potuto esplicarlo meglio.
I.: Il post di cui va più fiero?
B.: Posso tranquillamente dire che sono molti, anche perchè altrimenti non li avrei postati, però se devo scegliene qualcuno, allora...vediamo...scelgo: "Macello"; "La storia della gelataia" e "FinalMEMEnte".
I.: Abbiamo quasi finito, solo un'ultima domanda: ha mai espresso pareri politici sul suo blog? E se sì, per chi?
B.: Pront.... Bzzzz...... scus..... tratratata.... no capis..... brrzzzz...... interferenz...... frrrr.... arrivederc......
Click....TUTUTUTUTUTU.....
Aaaaahhh....finalmente posso tornare a sonnecchiare.

Onde evitare i fraintendimenti degli ultimi post, anche questo è un meme, me lo ha passato chiara*, le domande del meme sono quelle in rosso e non mi va di passarlo a nessuno adesso...magari poi faccio un aggiornamento e vi inguaio :D

Visto che me lo ha chiesto espressamente, passo questo meme a Jury, che sicuramente tirerà fuori una fantastica follia.

20 novembre 2007

Tutto fa un po’ male

Capita, ti svegli una mattina ed il solito doloretto alla schiena è un po’ più forte, ti rimbomba dentro ad ogni passo; “dannato letto scomodo” pensi all’inizio ma poi la giornata va avanti ed anche tu. Dopo però il dolore diventa di più e, senza nessun vero preavviso, ti blocca lì, di fronte allo specchio, davanti al lavandino che, se non facesse così dannatamente male, ti faresti una risata perché un po’ è comica come situazione. Ma fa male e ti rendi conto da solo che non è il solito doloretto perché quello non ti blocca lì, a letto, come un ottuagenario lungodegente, a te, adulto giovane e sportivo. Fa male perché non è il momento opportuno, perché sai bene che si è adulti quando sul serio il tempo comincia a correre ed hai un sacco di cose da finire e cose da iniziare. Fa male, quando ti costringi a deambulare da quel medico che speri ti dia quanto meno una notizia, una certezza; lui la certezza te la dà e fa male anche quella perché ti dice: “E’ un’ernia del disco. Facciamo gli esami ma quella è; con la tua altezza considerevole, con lo sport che pratichi, sfortunatamente, sei soggetto” e ti verrebbe da ridere anche qui se non facesse così male perché pensavi che sarebbe stato il ginocchio a farti lasciare quello sport ed invece lui è ancora lì, acciaccato ma funzionante. Te ne torni indietro lentamente perché fa male, deambuli fino a casa con una certezza in più e qualche speranza in meno. Le speranze in meno fanno male; fa male lasciare quel sogno a spicchi, come dici tu; far rimbalzare quel pallone in un angolo con i rimbalzi che diventano sempre più corti, poi solo un rotolare e poi si ferma. Fa male non sentirti per niente la gamba sinistra, non per il dolore quanto per la sua mancanza; fa male anche quando ridi con uno o due amici che ti vengono a trovare. Fa male dover restare bloccato in casa con un affetto abbastanza lontano da vedersi con difficoltà ma non così tanto da farsene una ragione. Fanno male i pensieri che comunque vanno in giro per il cervello approfittando della noia. Fa male la cura, con quell’ago che, di tutti i posti che ci sono, nella spina dorsale devono farlo entrare e fa male la paura che sia inutile e che si debba operare. Stai lì che un po’ migliori e magari cerchi di metterti di nuovo sui binari giusti ed invece capita che una persona vada via e questo comunque fa male; allora ritorni a quel lavandino, a quello specchio da dove tutto è cominciato e pensi che allora è vero, che tutto fa un po’ male. Poi pensi una semplice cosa stupida, ti fai una mezza risata e vai avanti.

Brano scritto lasciandomi "ispirare" da Tutto fa un po' male degli Afterhours.

Mi piace scrivere "ispirandomi" a delle canzoni, l'ho già fatto qui, qui, qui, qui e qui. Questo pezzo però lo voglio dedicare espressamente a Tazzozza che spero torni presto in forma perchè mi mancano un po' le sue cazzate.

17 novembre 2007

Meme musicale?

A.: Ma davvero non sono venuti?
B.: Nessuno! Come devo dirtelo? In inglese?! No one!
A.: Però è un peccato, era una bella idea la rimpatriata.
B.: Che vuoi farci? stanco amico, i tempi sono andati; a te queste cose non succedono più, ti capitavano quando non eri famoso.
A.: Uffa! Ricominci con ‘sta storia?! Ma quale famoso?!
B.: Maddai, ora mi vuoi far credere che il tuo blog nessuno lo conosce?
A.: Dai, mi legge qualcuno sì, ma è solo un modo per passare il tempo.
B.: Ma se ci perdi le nottate.
A.: Vado solo a letto un po’ più tardi.
B.: Tu dormi poco, guarda che senza dormire non si campa mica bene, mi spieghi come puoi avere un giorno senza una notte?
A.: Vabbè, lasciamo stare ma, cosa ti sei messo addosso?
B.: Scusa, mi sono svegliato tardi così ho aperto velocemente l’armadio, ho uscito dei jeans ed una maglietta che sembrava pulita.
A.: Ma ti sei accorto che è la maglia di un gruppo hardcore ed è piena di teschi?
B.: Bellissima vero?
A.: Sì, vabbè….ma non credo che il professore con cui dobbiamo fare l’esame sia un fan della musica hardcore.
B.: Parli tu, parli; ma hai visto che faccia hai stamattina?!
A.: Ehm…ieri ho fatto un po’ tardi…
B.: Con il blog, come al solito?
A.: Macchè, sono andato alla festa di un mio amico ed ho bevuto un po’…
B.: Cosa hai bevuto?
A.: Chimay, Bacardi Jamaican rhum, White Lady, Beck's bier, tequila bum bum, Dry gin, Charrington, Four Roses Bourbon.
B.: Azz!! Datti una coltellata nel fegato la prossima volta, magari fai meno danni.
A.: Cambiamo discorso; come va con C.?
B.: Mah, abbiamo alti e bassi, ieri abbiamo litigato perché sono andato a giocare a calcetto.
A.: Da quanto tempo state insieme?
B.: Solo due mesi, siamo all’inizio.
A.: Amico mio, la costruzione di un amore, spezza le vene delle mani.
B.: Hai ragione…Ma sai che ho scoperto che mio nonno, quello vedovo, si vede con una donna?!
A.: Maddai?!
B.: Sì, è una del centro dove si va ad intrattenere.
A.: E’ proprio vero: i desideri non invecchiano quasi mai con l'età.
B.: A te come va invece? Va migliorando o ti senti uguale?
A.: Mah, non so, ogni tanto ripenso a quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento e mi viene il magone poi invece mi torna in mente quanto sono stato male ed allora mi sento un po’ meglio. Sai, l’altra sera ripensavo a tutta la mia storia con lei e mi sono accorto che si faceva troppi calcoli insomma era un po’ “ragioniera dei sentimenti”, e pensare che tu me lo dicevi sempre.
B.: Vabbè dai, ci passano tutti in storie tormentate, adesso non guardare al passato come a del tempo perso, vedrai che tra un po’, ripensando a questa storia troverai che qualcosa è buono e qualcosa è cattivo; e poi, cerca altro no?!
A: Sì sì, hai ragione, infatti ho conosciuto una ragazza stupenda.
B.: Maddai sul serio? Che cosa bella, e chi è?
A.: Viene alla nostra università, l’ho conosciuta per caso quando sono andato a consegnare l’iscrizione per quest’anno, c’era un casino, era vicino a me, l’ho guardata e le ho detto “ma cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente?” e mi ha sorriso pure lei.
B.: Ebbravo! Ma com’è?
A.: Ha degli stupendi occhi azzurri, bionda senza averne l'aria e con un sorriso luminoso. Lei è al primo anno, ci siamo scambiati i numeri, nel caso le servisse qualche appunto.
B.: Ma sei non segui quasi mai?!
A.: Vabbè dai, ci sono i tuoi appunti…
B.: Ma guardalo che fa il figo con il mio lavoro…vabbè, proprio perché sei tu e devi fare colpo.
A.: Hehhehe…grazie.
B.: Oh, l’hai vista quella quant’è bona?
A.: Ma se avrà al massimo quindici anni?
B.: Davvero? Non sembra proprio.
A.: Ormai le ragazzine di quindici anni ne dimostrano quasi trenta!
B.: C'hai ragione!
A.: Dai, muoviamoci, che facciamo tardi all’esame.

Questo, se non si è capito, è un meme musicale, me lo ha passato giraffa. Il meme richiedeva che si postasse una compilation musicale di sedici brani, una cosa difficile anche perchè già lo avevo fatto una volta; per questo ho scelto otto brani italiani e otto brani stranieri che mi piacciono: i link del soggetto A sono i brani italiani, quelli del soggetto B i brani stranieri. Non passo a nessuno il meme, per questa volta vi siete salvati ma ne ho altri due ancora da fare :P

15 novembre 2007

Sempre cara mi fu quest'ernia al colon

"Sempre cara mi fu quest'ernia al colon"
Alessandro Bonino e Stefano Andreoli
Ed. Mondadori

Far ridere è un compito difficile per chi se lo assume, la comicità ha dei tempi precisi; sono questi tempi che fanno la differenza tra un grande battutista e una pessima figura. Si sono scomodati in molti a dare una definizione di comicità: Pirandello affermava che è comico un avvenimento che sterza dalla normalità del soggetto che lo compie; Freud ci ha scritto addirittura un trattato di psicanalisi sulla comicità, esplicando come la stessa sia collegata all'inconscio, una cosa ci fà ridere quando tocca delle corde che non sapevamo di avere. Questo libro è una raccolta di fincipit, il fincipit è un gioco lanciato in rete dai due autori, in cui si prende l'inizio di un libro o di una canzone e lo si conclude con una fulminante battuta. Credetemi, leggendo questo libro ho riso di gusto, ci sono delle trovate geniale che al gusto della comicità uniscono anche il piacere del gioco di parole. Uno degli autori (il primo dei due) è un blogger ed il suo blog è questo qui, se vi va fateci un giro, magari per dirgli che il libro vi è piaciuto.

Un aggiornamento, un uccellino mi ha detto che anche l'altro autore ha un blog, è questo qui.

12 novembre 2007

Ci rimani un po' così...

- Pà, per la mia laurea mi regali una fuoriserie?
- Cacchio ti ho già preso una penna!

Niente....era tanto per dire.

ps
Mi hanno "lanciato" due meme...com'è che io non salgo mai in classifica? O_o

09 novembre 2007

Niente di inenarrabile?!

“E dove l’avreste trovata?”, a parlare era stato l’uomo con gli occhiali scuri, dopo aver osservato da dietro un vetro, la ragazza mettere al tappeto cinque uomini armati usando solo un ombrello. L’uomo al suo fianco fece un sorriso orgoglioso, “Pensi che studiava lingue a Catania, il nostro osservatore l’ha scoperta per caso. Un giorno l’hanno scippata e lei ha rincorso il borseggiatore e lo ha atterrato”. L’uomo con gli occhiali scuri sembrava colpito, “Cosa compiti ha eseguito per l’agenzia da quando è con noi?”, “Negli ultimi sei mesi ha ‘evaso tre pratiche’ molto importanti; perfetta, sono sembrati degli incidenti”, “Ottimo!”, “La cosa più divertente è che, il soggetto, prima di incontrarci voleva fare la professoressa, sposarsi ed avere un figlio di nome Gabriele!”, i due uomini si guardarono e risero di gusto mentre la ragazza fissava lo specchio dietro cui sapeva erano nascosti.

Questo post è nato perchè Inenarrabile, nei commenti a questo suo post, mi ha sfidato :)

04 novembre 2007

Il primo premio

Ed eccoci arrivati alla fine, ebbene sì, ci siamo, questo è il primo premio del "grande" concorso Pappagorgia Irsuta. Un bel post dedicato ed ispirato al vincitore, a pOpale. Chiedo perdono per tutto il tempo che ci ho messo, spero che al vincitire piaccia, per tutti gli altri, beh, al prossimo concorso.

La bambina continuava a percuotere la pancia di Ale come se fosse un tamburo, erano giorni che l’aveva presa come la sua percussione personale e lui cominciava a risentirne; con tutto l’affetto per quella bambina, figlia dei suoi cari amici, per i suoi occhietti vispi ed intelligenti ed il sorriso con le finestrelle, ma ormai le vibrazioni stavano per risvegliare anche il pranzo della prima comunione. Doveva inventarsi qualcosa per farla smettere perché altrimenti avrebbe scoperto cos’è la sindrome del colon irritabile. La guardò e le sorrise, sapeva che la sua pappagorgia irsuta era irresistibile per i bambini, anche lei gli sorrise, con tutti i pochi dentini che aveva, però non smetteva di suonare la sua pancia. “Carlotta, ti va di andare a giocare con Mia?”, le chiese, ed il suo dolcissimo labrador nero per un attimo lo guardò con odio, Ale sapeva che, se avesse potuto, lo avrebbe azzannato ai polpacci, però stette lì in attesa come un condannato al patibolo e quando la bambina disse “No, voglio stare qui con te”, fu quasi sicuro di sentire il cane che sospirava per il sollievo e si allontanava mandandolo a quel paese con la coda. Adesso era veramente nei guai, sperava fortemente nell’innato amore dei bambini per i cani, però gli venne un’altra idea: tirò un grosso respiro e chiese alla bambina: “Senti Carlotta, visto che vuoi rimanere qui, ti va se ti racconto una bella storia? Sono bravo a raccontare le storie, lo faccio anche alle riunioni, in ufficio, era la sua ultima speranza, sentiva ormai che gli organi interni si spostavano dalla loro posizione ed il suo fegato tentava il suicidio cercando di impiccarsi al duodeno; non poteva permetterlo, amava il suo fegato, era stato il fedele compagno di migliaia di sagre ed aveva resistito anche alla fiera del “panetto di burro fritto nella sugna” dove anche i migliori alzano bandiera bianca, ed adesso stava per soccombere come le mura di Gerico! Quella bambina doveva rispondere di sì e lo fece con un lungo e gioioso “Sìiiiii” che per sua sfortuna accompagnò con una scarica di pacche sempre più veloci sulla sua pancia tanto che la pazienza per cui era famoso, quella che gli permetteva di fare dodici riunioni inutili a settimana, stava per vacillare; si fermò dall’eliminare fisicamente la pur simpatica frugoletta solo perché pensò che avrebbe poi dovuto interrompere la vacanza. “Allora ti racconto la storia di Cyrale”, “Chi è Cyrale?” chiese subito Carlotta, “Se non mi fai raccontare non lo saprai. Però smetti di suonare il tamburo”, “E non posso fare la colonna sonora?”, pensò che i bambini moderni erano molto più furbi di quelli delle passate generazioni, “No, è una storia vecchia, di quando non c’era il sonoro”.

La storia di Cyrale
Questa storia si svolge nella fumosa Milano dei giorni nostri…”Ma non hai detto che è una storia vecchia?”, “Intendevo in confronto a te piccola”…Cyrale è un giovane pubblicitario famoso per la sua arguzia ed ironia ma anche, ahilui, per la sua grossa pappagorgia irsuta…”Come la tua?”, “La mia è più elegante, ma lasciami continuare”…Cyrale, da buon amante della cucina, è simpatico e bonario, però, perché c’è sempre un però nella vita…”Come sei saggio”, “Grazie”…se qualcuno parla della sua pappagorgia lui va su tutte le furie. Un giorno, mentre si trova in una famosa pasticceria, intento a comprare venticinque bomboloni prima di andare in ufficio…”Doveva offrire ai colleghi?”, “No, aveva deciso di mantenersi leggero a merenda quel giorno”…un magro ed insignificante dipendente di una società di pubblicità avversaria, per farsi bello davanti ai colleghi, lo ferma e gli dice ridacchiando: ‘La tua pappagorgia è….è….grossa!’, a quelle parole il silenzio cala nella pasticceria, tutti sapevano quanto Cyrale si arrabbiasse se nominavano la sua pappagorgia. ‘E’ vero’ risponde grave Cyrale, ma quando già lo smilzo pregustava la sua vittoria con un ghigno sulla faccia, Cyrale, rialzando gli occhi e fissandolo, aggiunge: ‘Embè? Basta così? Ma sai quante me ne potevi dire, magari pure cambiando di tono. Per esempio potevi dirmi in tono aggressivo: - Se avessi tutta quella roba sotto la faccia me la farei tagliare! -; oppure chiedermi in modo amichevole, magari prendendomi sottobraccio: - Ma tutto quel peso non ti manda a faccia in giù? -; o magari sbadigliando assonnato: - Con un cuscino così sotto la faccia mi farei certe dormite! -; e perché non usando un tono parsimonioso? Dicendomi: - Ma te lo fa lo sconto il barbiere? Se ti fa pagare a quantità sai che salasso! -; o, usando un nasale tono pedante, spiegarmi: - L’animale che scientificamente viene chiamato pelecanus ha tanta abbondanza sotto la bocca -; pratico: - Deve essere comoda, una sacca così, quando vai a fare la spesa -; campagnolo: - Ma è un cocomero peloso? Bello grosso però!-; ma anche utilitaristico: - Sarebbe un’ottima insegna per una trattoria -; e potevi concludere pure con il tono da botanico dicendomi: -Ma è un cactus? Un “cuscino della suocera”?-. Ecco, avresti potuto dirmi tutte queste cose se tu avessi un po’ di fantasia, ma in realtà, se tu avessi fantasia, lavoreresti con me!’ Tutti i presenti risero di gusto e lo smilzo, che voleva fare il gradasso, poteva solo balbettare qualcosa a testa bassa mentre Cyrale usciva tra gli applausi.

“Allora, ti è piaciuta la storia di Cyrale?” fu la domanda che Ale fece a Carlotta sperando non ricominciasse a suonare le percussioni perché sapeva che le sue budella non avrebbero resistito ad altri ritmi tribali. La bambina lo guardò negli occhi e sottolineando l’apprezzamento con la testa, disse “Sì! Tantissimo, raccontamene un’altra dai!”. Ale spalanco gli occhi e si sentì perso, poi si ricordò di uno dei suoi film preferiti e disse: “Va bene Carlotta, ti racconto la storia di Darth Ale però devi promettermi che non ti spaventerai perché questa storia parla di un personaggio cattivo.”, “Come Saw?” chiese lesta la bambina, “Perché, hai visto Saw?”,”Sì, tutti e tre”, pensò che i bambini moderni oltre che più furbi avevano anche molto più stomaco visto che lui aveva vomitato a metà del primo film.

La storia di Darth Ale
La porta dell’ascensore si aprì con un soffio metallico, era Darth Ale; al suo arrivo, come al solito, l’ufficio ammutolì all’impatto con la vibrazione del lato oscuro della pappagorgia che quell’uomo vestito completamente di nero emanava forte. Darth Ale prima di uscire premette tutti i pulsanti così chi attendeva giù avrebbe aspettato che l’ascensore si fermasse a tutti i piani; fare questo scherzo lo divertiva sempre molto…”Ma allora era veramente cattivo?!”, “Mah, più che cattivo era uno stro….ehm….stupidello, lasciami raccontare però”…Darth Ale entrò accompagnato dal sul labrador nero, Darth Mia, solo a lui era concesso di portare il cane in ufficio anche perché nessuno poteva dire di no a Darth Ale. Il potere del lato oscuro della pappagorgia era tremendo: Darth Ale aveva comprato sette paia di calzini con sopra scritto il nome di un giorno della settimana, quando arrivava in ufficio si avvicinava alla scrivania centrale, ci appoggiava il piede su e con la scusa di allacciarsi la scarpa faceva vedere a tutti che giorno c’era scritto sulla calza e tutti i presenti, a prescindere da quale giorno fosse realmente, facevano come se fosse il giorno scritto sul calzino. Anche quella mattina Darth Ale fece così, sulla sua calza nera c’era scritto DOMENICA e tutti smisero di lavorare perché la domenica non si lavora; solo uno continuò a lavorare, era un nuovo dipendente che non era stato avvisato della cosa, appena Darth Ale si accorse della cosa alzò gli occhiali scuri che ancora indossava, lo fulminò con lo sguardo ed il suo pc si spense…”Miii….ma come ha fatto Darth Ale, ha i poteri magici?”, “Ha staccato la spina”…Ma Darth Ale non era sempre stato così, un tempo, prima di passare al lato oscuro della pappagorgia, il suo nome era Alekin Camminacielo ed era un giovane bonario pubblicitario che si affacciava timidamente a quel mondo di belve assetate di sangue, dove per passare da “creativo” a “cretino” e viceversa ci vuole molto meno del cambio di due lettere. Il giovane Alekin voleva diventare Jedi della comunicazione e seguiva gli insegnamenti del grande maestro Obi-Spot-Famosi. La creatività scorreva forte in lui, per questo Obi-Spot lo sottoponeva a duri allenamenti come quello chiamato “inventaslogan” in cui, solo con il potere della parola, bisognava convincere i soggetti ad acquistare cose inutili. Ma la potente creatività del giovane Alekin faceva gola al cattivissimo Merendine che avrebbe fatto di tutto per portarlo verso il lato oscuro della pappagorgia di cui anche lui faceva parte; per questo motivo lo avvicinò con la scusa di una campagna pubblicitaria di un deodorante ascellare e se ne finse amico. Piano piano Merendine convinse il buon Alekin che la sua creatività era sottovalutata da Obi-Spot e che solo grazie a lui sarebbe riuscito a sfondare. Alekin tentennava….”Che significa 'tentennare'?", “Quando uno è indeciso tra una cosa ed un’altra”, “Come te davanti ad una pizzetta ed un bignè alla crema?”, “Sì”, “Ma poi tu te li mangi tutti e due!”, “Ok, continuo la storia”....tentennava perché forte era l’affetto che lo legava ad Obi-Spot; però un giorno le cose cambiarono: Alekin incappò in una giornata storta, il suo cane fece la cacca sul marciapiede ma lui non aveva la paletta e fu multato da un vigile; al suo bar preferito avevano finito i bomboloni alla crema ed avevano solo quelli alla marmellata di ciliegie che a lui non piacevano; in ufficio gli avevano fregato le graffette colorate e gli avevano lasciato solo quelle di metallo. Tutte queste cose lo fecero arrabbiare moltissimo tanto che quando andò via non disse nemmeno buonasera; la goccia che fece traboccare il vaso avvenne poco prima di arrivare a casa: Alekin era fermo ad un incrocio a T aspettando per svoltare perché dalla sua sinistra arrivava una macchina, ma quella, arrivata all’incrocio svoltò senza mettere la freccia! Alekin non ci vide più dalla rabbia, cercò di contattare Obi-Spot ma il cellulare suonava occupato ed allora, non sapendo che fare, andò da Merendine. Merendine lo aspettava perché era stato lui ad organizzare tutto: il vigile era suo cognato, era stato lui a mangiarsi tutti i bomboloni alla crema ed aveva fatto fregare le graffette ad un suo uomo nell’ufficio, anche la macchina all’incrocio era stata opera sua, era il nipote; la ciliegina sulla torta però era stata la telefonata ad Obi-Spot per tenerlo occupato. Alekin si sfogò con il finto amico e questi, approfittando della debolezza del giovane gli fece firmare un contratto in esclusiva; fu così che Alekin passò al lato oscuro della pappagorgia facendosi chiamare da allora, Darth Ale.

Ale si voltò verso Carlotta per chiederle se anche questa storia le fosse piaciuta e vide che la piccola gli si era addormentata accanto con il sorriso sulle labbra; sorrise anche lui perché sapeva che il suo stomaco, per ringraziarlo, quella sera gli avrebbe fatto digerire anche un cinghiale con tutto il pelo.

Faccio un piccolo aggiornamento, isabel green mi invita a leggere il suo ultimo post, beh, invito tutti voi a farlo, è questo qui. Tratta del caso Eternit, qui a Bari abbiamo la Fibronit, città diverse casi simili, per questo vi chiedo di leggere il suo post, per fare un po' di rumore in mezzo al silenzio.

31 ottobre 2007

Il premio della critica

Prima o poi riuscirò a fissare questa luce, questi squarci di sereno che bucano le nubi, questo sguardo di Dio che si affaccia sul mondo. Troverò l’apertura giusta ed avrò un obiettivo luminoso, mi piazzerò in un posto calmo e tranquillo perché, pochi lo sanno ma, anche se non si vedono, i rumori in foto vengono. Avrò con me il cavalletto, magari me lo sarò portato per caso, per semplice scrupolo, prima di partire, magari anche un po’ controvoglia dicendomi: “che me lo porto a fare?” e poi convincendomi, sbuffando ancora per quell’ingombro in più. Quel giorno sarò in compagnia, quella giusta, quella che sorride quando non è inquadrata e magari si mette in posa quando non la vedi. La foto nemmeno me la andrò a cercare ma mi capiterà per caso, alzerò gli occhi al cielo e vedrò e saprò che il momento è quello, lo saprò come poche cose si sanno così nella vita; mi fermerò e, con calma, preparerò tutto, tanto saprò di avere tutto il tempo perché le nuvole mi aspetteranno vanitose, pronte ad essere fotografate, quasi sorridendo ed io farò mia questa luce, questi raggi di sole che sempre mi meravigliano pur sapendo che è tutto normale. Bloccherò quel cielo che sarà bello come questo che ho di fronte ora. Riguarderò la foto sorridendo compiaciuto e poi la cancellerò: perché scattare la foto perfetta se dopo non si avrà voglia di scattare più?

Questo post è ispirato e dedicato a Marcello ha cui ho assegnato il premio della critica per la sua foto della "pappagorgia irsuta".

Faccio un aggiornamento per segnalarvi i meravigliosi menù creati da Berso, il mitico cuoco d'artificio, per la pappagorgia baoliana!

27 ottobre 2007

Iniziano le premiazioni!

Lo so, non ci credevate più, pensavate che avessi millantato quando dicevo che c'era un premio per il concorso "pappagorgia irsuta", ed invece eccoci qui: oggi iniziano le premiazioni! All'inizio il premio doveva essere solo per il vincitore che, ci tengo a ricordarlo, è stato il buon pOpale; poi, leggendo tra i commenti ho deciso di dare qualcosa a tutti e così al primo premio, consistente in un post scritto da me totalmente ispirato e dedicato al vincitore, si sono aggiunti: un premio della critica e, per gli altri partecipanti (come suggerito da Ritana), un haiku come premio di consolazione. Il premio della critica viene assegnato a mio sindacabile (nel senso che siete liberi di dirmi che non siete daccordo...però rimane comunque quello il vincitore) a Marcello! E consiste, anche per lui, in un post ispirato e dedicato (Quando si dice "ricchi premi", la Lotteria Italia mi fa un baffo). Oggi iniziamo con gli haiku, nei prossimi giorni posterò gli altri due premi. Naturalmente, per non far torto a nessuno, i partecipanti sono messi in ordine alfabetico:

Angie&Apple
Due anime,
un abbraccio unico.
Due amiche

Cilions
La mia tromba
trasforma in musica
soffi d'anima

M&M
Restare fermi
con ancora nel naso
profumo d'est

Pideye
Dentro gli occhi
il leggero brillare
di stelle nere

Ritana
Il mio sguardo
dentro fotografie
virato seppia

22 ottobre 2007

Dialetto per principianti - lezione 2

Non pensavo che questo corso di rutiglianese sarebbe piaciuto così tanto ma comunque, meglio così, finalmente si riesce a rendere giustizia a questa lingua storica, questo nuovo esperanto dei blog. Eccoci quindi, dopo il successo della prima lezione, alla seconda. Oggi tratteremo per prima cosa gli articoli, riporterò l'articolo in italiano, la sua versione in rutiglianese ed una frase come esempio così vi insegno pure qualche parola nuova.

Articoli determinativi
Il - u "il ragazzo" = "u uagnoun"
lo - u "lo scienziato" = "u scienziàt"
la - a "la ragazza" = "a uagnèdd"
i - i "i calciatori" = "i jokatour du palloun" perchè "i calciatour" sono i muratori che mettono la calce.
gli - ji "gli scalatori" = "ji scalatour"
le - i "le ragazze" = "i uagnèdd"

Articoli indeterminativi
Un - nu "un amico" = "nu ameik" anche se esiste la traduzione di amico è preferibile usare il termine compagno, naturalmente non per ragioni politiche ma come rafforzativo dell'amicizia, un vero amico è "nu kmbagn"
Uno - nu "uno stronzo" = "nu strunz"
Una - na "una stronza" = "na stronz"

Ora si passa al secondo verbo da studiare:
VERBO AVERE - VERB AVE'
Il verbo avere in dialetto rutiglianese, a differenza che in italiano, può avere per alcuni tempi come ausiliario anche il verbo essere, tanto per rendere chiare le cose a voi che lo studiate :) Visto che però io sono un professore buono, quando si utilizza l'ausiliare essere ve ne scrivero anche quella versione, così, per completezza (ma quanto sono professionale?)

Modo indicativo Moud ndikateiv
Presente – Pr’send
io ho – ji agghj
tu hai – tu ie
egli/ella ha – jidd/jedd j’v
noi abbiamo – nu aveim
voi avete – vu aveit
essi hanno – jour jav’n

Passato prossimo – Pass’t norm’l (con ausiliare avere)
io ho avuto – ji agghj avout
tu hai avuto – tu ie avout
egli/ella ha avuto – jidd/jedd j’v avout
noi abbiamo avuto – nu aveim avout
voi avete avuto – vu avit avout
essi hanno avuto – jour jav’n avout

Passato prossimo – Pass’t norm’l (con ausiliare essere)
io ho avuto – ji so avout
tu hai avuto – tu si avout
egli/ella ha avuto – jidd/jedd je avout
noi abbiamo avuto – nu seim avout
voi avete avuto – vu seit avout
essi hanno avuto – jour so avout

Imperfetto – M’berfet
io avevo – ji avæv
tu avevi – tu aveiv
egli/jedd aveva – jidd/jedd avev
noi avevamo – nu avev’m
voi avevate – vu aviv’v
essi avevano – jour avev’n

Trapassato prossimo – Trapass’t norm’l (con ausiliare avere)
io avevo avuto – ji avæv avout
tu avevi avuto – tu aveiv avout
egli/ella aveva avuto – jidd/jedd avev avout
noi avevamo avuto – nu avev’m avout
voi avevate avuto – vu aviv’v avout
essi avevano avuto – jour avev’n avout

Trapassato prossimo – Trapass’t norm’l (con ausiliare essere)
io avevo avuto – ji jæv avout
tu avevi avuto – tu jeiv avout
egli/ella aveva avuto – jidd/jedd jev avout
noi avevamo avuto – nu jemm avout
voi avevate avuto – vu jivi’v avout
essi avevano avuto – jour jev’n avout

Passato remoto – Pass’t d’assè
io ebbi – ji avibb
tu avesti – tu avist
egli/ella ebbe – jidd/jedd avì
noi avemmo – nu avemm
voi aveste – vu avist’v
essi ebbero – jour aver’n

Trapassato remoto – Trapass’t d’assè
io ebbi avuto – ji avibb avout
tu avesti avuto – tu avist avout
egli/ella ebbe avuto – jidd/jedd avì avout
noi avemmo avuto – nu avemm avout
voi aveste avuto – vu avist’v avout
essi ebbero avuto – jour aver’n avout

Futuro semplice – Futour norm’l
io avrò – ji evè
tu avrai – tu avè
egli/ella avrà – jidd/jedd avavè
noi avremo – nu amavè
voi avrete – vu itavè
essi avranno – jour innavè

Futuro anteriore – Futour anderiour
io avrò avuto – ji evè avout
tu avrai avuto – tu avè avout
egli/jedd avrà avuto – jidd/jedd avavè avout
noi avremo avuto – nu amavè avout
voi avrete avuto – vu itavè avout
essi avranno avuto – jour innavè avout

Modo congiuntivo – Moud congiundeiv (Come per il verbo essere, anche per il verbo avere, del modo conguntivo si usano solo l'imperfetto e il trapassato, onde avitare di sfiatare troppo sull'interlocutore. Si può notare come noi rutiglianesi, quando parliamo in dialetto abbiamo il massimo rispetto per l'interlocutore)

Presente – Pr’send
che io abbia – ka ji ajiv
che tu abbia – ka tu ajiv
che egli/ella abbia – ka jidd/jedd ajiv
che noi abbiamo – ka nu ajiv’m
che voi abbiate – ka vu ajiv’v
che essi abbiano – ka jour ajiv’n

Passato – Pass’t
che io abbia avuto – ka ji ajiv avout
che tu abbia avuto – ka tu ajiv avout
che egli/ella abbia avuto- ka jidd/jedd ajiv avout
che noi abbiamo avuto – ka nu ajiv’m avout
che voi abbiate avuto – ka vu ajiv’v avout
che essi abbiano avuto – ka jour ajiv’n avout

Imperfetto – M’berfet
che io avessi – ka ji aviss
che tu avessi – ka tu aviss
che egli/ella avesse – ka jidd/jedd avess
che noi avessimo – ka nu aviss’m
che voi aveste – ka vu aviss’v
che essi avessero – ka jour avess’r

Trapassato – Trapass’t (con ausiliare avere)
che io avessi avuto – ka ji aviss avout
che tu avessi avuto – ka tu aviss avout
che egli/ella avesse avuto – ka jidd/jedd avess avout
che noi avessimo avuto – ka nu aviss’m avout
che voi aveste avuto – ka vu aviss’v avout
che essi avessero avuto – ka jour avess’r avout

Trapassato – Trapass’t (con ausiliare essere)
che io avessi avuto – ka ji fuss avout
che tu avessi avuto – ka tu foss avout
che egli/ella avesse avuto – ka jidd/jedd foss avout
che noi avessimo avuto – ka nu foss’m avout
che voi aveste avuto – ka vu foss’v avout
che essi avessero avuto – ka jour foss’r avout

Modo condizionale – Moud condizion’l
Presente - Pr'send
io avrei – ji avess
tu avresti – tu aviss
egli/ella avrebbe – jidd/jedd avess
noi avremmo – nu avess’m
voi avreste – vu avess’v
essi avrebbero – jour avess’r

Passato - Pass't (con ausiliare avere)
io avrei avuto – ji avess avout
tu avresti avuto – tu avess avout
egli/ella avrebbe avuto – jidd/jedd avess avout
noi avremmo avuto – nu avess’m avout
voi avreste avuto – vu avess’v avout
essi avrebbero avuto – jour avess’r avout

Passato - Pass't (con ausiliare essere)
io avrei avuto – ji jæv a jess avout
tu avresti avuto – tu jeiv a jess avout
egli/ella avrebbe avuto – jidd/jedd jiv’a jess avout
noi avremmo avuto – nu jemm a jess avout
voi avreste avuto – vu jiv’v a jess avout
essi avrebbero avuto – jour jev’n a jess avout

Modo imperativo – Moud imberateiv
Presente - Pr'send
abbi tu – jav tu
abbia egli/ella – jav jidd/jedd
abbiamo noi – aveim nu
abbiate voi – aveit vu
abbiano essi – av’n jour

Futuro - Futour
avrai tu – avè tu
avrà egli/ella – avavè jidd/jedd
avremo noi – amavè nu
avrete voi – itavè vu
avranno essi – innavè jour

Modo infinito - Moud infineit
Presente – Pr’send
avere - avè

Passato – Pass’t
avere avuto – avè avout

Modo participio - Moud particeijp
Presente – Pr’send
avente - avent

Passato – Pass’t
avuto – avout

Modo gerundio - Moud gerundj
Presente – Pr'send
avendo - avend

Passato – Pass’t
avendo avuto – avend avout

E adesso, per concludere, un po' di fraseologia che lo so che vi piace tanto. In questa lezione vi insegnerò delle frasi da usare quando si è affamati e si desidera sapere un posto in cui mangiare.

Salve buon uomo mi saprebbe indicare un buon ristorante che siamo veramente affamati? - Skous u mè ma deisc (mi dici) addouv s jakk'j (dove si trova) nu bell r'storand ka stogg veramend affam't?

La traduzione letterale di "u mè" sarebbe "il maestro" inteso però nel senso antico dell'artigiano che insegnava il lavoro all'apprendista; si è soliti, da queste parti, usarlo come modo per richiamare l'attenzione di tutti gli uomini adulti come segno di rispetto anche se, il soggetto a cui si fa la domanda, assomiglia ad una scimmia ammaestrata e non sarebbe capace nemmeno di insegnarci come catturare le formiche con un rametto. Vorrei anche sottolinearvi come, tanto per confondere le idee, "buon ristorante" diventi "bell ristorand" e "molto affamato" diventi "veramend affam't", chiaro segno dell'influenza dell'inglese "very"="molto". Ma se non fossimo molto affamati e volessimo solo qualcosa per attaccare lo stomaco?

Scusa ragazzo, mi sapresti dire dove posso trovare una salumeria che vorrei farmi un panino? - Scous uagliò, m pout desc a douv s jak'j na p'ttæk ka m voghj fè nu panein?
La salumeria è distante però c'è un panificio qui vicino dove potrà prendere un ottimo pezzo di focaccia - A p'ttæk je l'n'dn p'rò ste nu furn (forno) do ræt addouv t pout pghjè nu bell stuozz di f'kazz

Per oggi penso che basti, nella prossima lezione vedremo come chiedere i piatti per non rimanere digiuni. Studiate che da un momento all'altro potrei fare un compito a sorpresa.

18 ottobre 2007

Dialetto per principianti - lezione 1

Proprio per dimostrare che questo blog non è solo luogo di polemiche oppure di stro....upidate, mi accingo a tenere per tutti voi delle lezioni di dialetto rutiglianese, che comunque vi permetteranno di muovervi tranquillamente dentro la stessa città di Bari, ma non solo, potrete tranquillamente entrare in casa dei vostri amici e dire: "Moooo, ce je tutt sta pov'l?! Nan sì m'nn't propr'j jousc!!" con tutto il rispetto che questo porterà nei vostri confronti. Naturalmente questa frase non ve la traduco, sarete voi a farlo dopo poche lezioni di questo corso. Cercherò, con il tempo, di avere la collaborazione dell'esimio professor InTerysta che è l'Asor Rosa del dialetto rutiglianese. Prima di inziare devo farvi delle precisazioni fonetiche: i termini che vedrete scritti durante le lezioni sono già scritti come devono essere letti, per questo motivo, per maggiore certezza userò delle espressioni specifiche, ovvero: per il ch verrà utilizzata la k e per il dittongo ae verrà utilizzato il simbolo æ proprio per maggiore precisione fonetica. Via via che andremo avanti con le lezioni naturalmente, sarà mio dovere dare ulteriori spiegazioni. Come prima lezione vi insegnerò i pronomi soggetto ed il verbo essere.


PRONOMI SOGGETTO - PRONOUM SOGGIETT
io - ji
tu - tu
egli - jidd
ella - jedd
noi - nu
voi - vu
essi - jour

VERBO ESSERE - VERB IESS

Modo indicativo - Moud ndikateiv
Presente - Pr’send
io sono – ji so
tu sei – tu si
egli/ellla è – jidd/jedd je
noi siamo – nu seim
voi siete – vu seit
essi sono – jour so

Passato prossimo – Pass’t norm’l
io sono stato – ji so st’t
tu sei stato – tu a st’t
egli/ella è stato – jidd/jedd e st’t
noi siamo stati – nu sim st’t
voi siete stati – vu seit st’t
essi sono stati – jour so st’t

Imperfetto – M’berfet
io ero – ji jæv
tu eri – tu jeiv
egli/ella era – jidd/jedd jev
noi eravamo – nu jemm
voi eravate – vu jivi’v
essi erano – jour jev’n

Trapassato prossimo – Trapass’t norm’l
io ero stato - ji jæv st’t
tu eri stato - tu jeiv st’t
egli/ella era stato – jidd/jedd jev st’t
noi eravamo stati - nu jemm st’t
voi eravate stati - vu jivi’v st’t
essi erano stati - jour jev’n st’t

Passato remoto – Pass’t d’assè
io fui – ji fubb
tu fosti – tu fust
egli/ella fu – jidd/jedd fu
noi fummo – nu fumm
voi foste – vu fost
essi furono – jour fur’n

Trapassato remoto – Trapass’t d’assè
io fui stato – ji fubb st’t
tu fosti stato – tu fust st’t
egli/ella fu stato – jidd/jedd fu st’t
noi fummo stati – nu fumm st't
voi foste stati – vu fost st’t
essi furono stati – jour fur’n st’t

Futuro semplice – Futour norm’l
io sarò – ji e jess
tu sarai – tu a jess
egli/ella sarà – jidd/jedd va jess
noi saremo – nu ma jess
voi sarete – vu eit a jess
essi saranno – jour inn’a jess

Futuro anteriore – Futour anderiour
io sarò stato – ji e jess st’t
tu sarai stato – tu a jess st’t
egli/ella sarà stato – jidd/jedd va jess st’t
noi saremo stati – nu ma jess st’t
voi sarete stati – vu eit a jess st’t
essi saranno stati – jour inn’a jess st’t

Modo congiuntivo - Moud congiundeiv (Del congiuntivo, nel dialetto vengono utilizzati solo l'imperfetto e il trapassato per evitare di sputare troppo sulla faccia dell'interlocutore)
Presente – Pr’send
che io sia – ka ji sii
che tu sia – ka tu sii
che egli/ellai sia – ka jidd/jedd sii
che noi siamo – ka nu sii’m
che voi siate – ka vu sii’t
che essi siano – ka jour sii’n

Passato – Pass’t
che io sia stato – ka ji sii st’t
che tu sia stato – ka tu sii st’t
che egli/ella sia stato – ka jidd/jedd sii st’t
che noi siamo stati – ka nu sii’m st’t
che voi siate stati – ka vu sii’t st’t
che essi siano stati – ka jour sii’n st’t

Imperfetto – M’berfet
che io fossi – ka ji fuss
che tu fossi – ka tu fuss
che egli/ella fosse – ka jidd/jedd foss
che noi fossimo – ka nu foss’m
che voi foste – ka vu foss’v
che essi fossero – ka jour foss’r

Trapassato – Trapass’t
che io fossi stato – ka ji fuss st’t
che tu fossi stato – ka tu foss st’t
che egli/ella fosse stato – ka jidd/jedd foss st’t
che noi fossimo stati – ka nu foss’m st’t
che voi foste stati – ka vu foss’v st’t
che essi fossero stati – ka jour foss’r st’t

Modo condizionale - Moud condizion'l
Presente – Pr’send
io sarei – ji jæv a jess
tu saresti – tu jeiv a jess
egli/ella sarebbe – jidd/jedd jiv’a jess
noi saremmo – nu jemm a jess
voi sareste – vu jiv’v a jess
essi sarebbero – jour jev’n a jess

Passato - Pass't
io sarei stato – ji jæv a jess st’t
tu saresti stato – tu jeiv a jess st’t
egli/ella sarebbe stato – jidd/jedd jiv’a jess st’t
noi saremmo stati – nu jemm a jess st’t
voi sareste stati – vu jiv’v a jess st’t
essi sarebbero stati – jour jev’n a jess st’t

Modo imperativo - Moud imberateiv
Presente – Pr’send
sii tu – iess tu
sia egli/ella – iess jidd/jedd
siamo noi – seim nu
siate voi – seit vu
siano essi – iess’r jour

Futuro - Futour
sarai tu – a jess tu
sarà egli/ella – a va jess jidd/jedd
saremo noi – a ma jess nu
sarete voi – jit a jess vu
saranno essi – jinn a jess jour

Modo infinito - Moud infineit
Presente – Pr’send
essere - iess

Passato – Pass’t
essere stato – iess st’t

Modo participio - Moud particeijp
Presente – Pr’send
...............
Passato – Pass’t
stato – st’t

Modo gerundio - Moud gerundj
Presente – Pr'send
essendo - jessen

Passato – Pass’t
essendo stato – jessen st’t

Adesso, per concludere, alcuni esempi di fraseologia:

Come ti chiami - Accoum t k'jm? o anche Coum t k'jm?
Io sono Baol e tu chi sei? - Ji so Baol e tu c sì?
Sono il figlio del macellaio - So u fgh'j du vcceir
Ma davvero? - Adavaer? però si può anche usare Sein?
Sì, abito qui dietro - Sein, ji avtæsc do ræt
Non mi importa punto - Tandakazz oppure anche Nam'n fræk nudd

Come prima lezione penso che basti così, se avete domande sono a vostra disposizione, studiate che poi vi interrogo.

15 ottobre 2007

Buon inizio di settimana?

In realtà è una scusa, metto un post dopo quello di sabato, magari faccio un po' di spazio. Mi invento che voglio darvi il buon inzio di settimana e così sia. Che cosa è successo? Non so, ho solo voluto postare una cosa che mi sembrava interessante è c'è stata un po' di maretta. In questo blog la maretta vera c'è stata solo due volte, ne faccio un attimo il riassunto. La prima volta ho postato un ricordo di Carlo Giuliani, era una cosa che sentivo, sapevo che l'argomento era di quelli "pericolosi" ma ho voluto farlo lo stesso perchè era una cosa a cui tenevo. Nei commenti a quel post i toni si sono alzati un po', è partito tutto da un pesante commenti di una persona non d'accordo con quello che dicevo da cui, un'altra persona, sensibile a questi argomenti, si è sentita giustamente offesa ed ha risposto a tono. Essendo io responsabile di quello che viene scritto nel mio blog e non piacendomi i cosiddetti flame ho cercato di mettere la calma e mi sono sentito dire che lo facevo per calcolo, per "tenermi i contatti"...e vabbè. Sabato poi ho letto un, a mio parere, bellissimo articolo di Curzio Maltese sulla questione "offese alla Montalcini" ed ho voluto postarlo perchè mi andava, in fondo, sembrerà strano ma questo è il mio blog. Naturalmente anche in questo caso ci sono stati i pro ed i contro, solo che non mi sembrava che i contro avessero usato toni offensivi e quindi pensavo che, magari, potesse nascere una discussione abbastanza tranquilla. Non è stato così e me ne dispiace, l'argomento politico in Italia rimane un nervo scoperto che fa male, dovuto alla degenerazione della politica stessa avvenuta dal 1994. Non mi trovo d'accordo per niente su quelli che si sono detti contro l'articolo di Maltese che ho postato, altrimenti non lo avrei postato, ma comunque non mi metto ad offenderli senza nemmeno conoscerli, per quanto senta forte dentro di me l'appoggio alle idee espresse nell'articolo. Tante volte ho discusso e mi sono incazzato però preferisco, se devo litigare, farlo "faccia a faccia". Invece è andata così, e devo pure essere accusato di mancanza di coraggio qui sul mio blog o, peggio, in altri...beh, a volte, scusatemi ma mi stanco anche io, soprattutto di quelli che credono di avere sempre ragione.
Con tutta la stima per tutti voi, vi auguro un buon inzio di settimana, migliore del mio spero :)
Come spero presto di postare un'altra delle mie stro...upidate che vi piacciono tanto.
Baol

13 ottobre 2007

Letture quotidiane

Io i giornali li sfoglio tutte le mattine, non mi piace guardare i quotidiani online, preferisco il fruscio della carta, essere attirato da un titolo o da un autore. Ho scritto "sfoglio" e non "leggo" perchè è così, non sono uno che spulcia il giornale, che si legge pure com'è composta la redazione pur di non lasciare un carattere non letto, anche perchè perderei troppo tempo. A casa trovo La Gazzetta del Mezzogiorno e la Repubblica ed in ufficio Il sole 24 ore, che, diciamo, sfoglio per dovere. Dei tre quello che preferisco è la Repubblica, anche perchè, il formato tabloid mi risulta più comodo; de la Repubblica ci sono dei giornalisti che leggo sempre e con molto piacere e sono Zucconi, Serra, Messina, Dipollina e Maltese. Serra, Messina e Maltese poi, tengono, quasi quotidianamente, delle rubriche in cui, con sana ironia ed ottimo dono della sintesi, fanno il punto su diversi argomenti; ecco, oggi ho letto l'intervento di Curzio Maltese e mi è venuta voglia di riportarlo pari pari qui sul blog perchè mi è piaciuto particolarmente e mi ha trovato daccordo, questo sempre per il concetto che ho già espresso che, a volte, altri hanno detto meglio di noi quello che volevamo dire. Eccolo qui, lo ricopio pari pari dal giornale di oggi:

LA GRUCCIA E IL SILENZIO di Curzio Maltese da "la Repubblica" del 13 ottobre 2007
Il pestaggio simbolico organizzato dalle squadre di Storace ai danni di Rita Levi Montalcini, gli insulti sul blog ai senatori a vita "mummie, relitti maleodoranti, parassiti, sclerotici", la bravata di aspettarli sotto casa con stampelle in regalo, questo non è "goliardia", gaffe, cattivo gusto, come scriverà oggi qualche giornale perbene. E' fascismo. L'eterno, "naturale" fascismo mai morto, sempre tollerato, pronto a rispuntare dalle fogne della storia alla prima occasione con il vecchio repertorio. I tic verbali del ventennio, a partire dalla derisione fisica. La tecnica squadrista dell'agguato di giovani arditi intorno a un inerme obiettivo. Perfino la grafica razzista, nelle vignette che accentuano il "fastidioso profilo" della scienziata.
Il presidente Napolitano ha dovuto e saputo insorgere contro questa vergogna. Ma stupisce, a essere ingenui, il silenzio da parte della sedicente destra liberale. Dove sono i commentatori così puntuali nel recensire con editoriali e articolesse, giustissimi per carità, ogni singola idiozia sparata dall'onorevole no global Caruso? Due pesi, due misure. E' forse peggio. Da un lato la riluttanza della destra a fare i conti con il proprio album di famiglia, preferendo di gran lunga farli con l'altrui. A destra ci sono ancora i "camerati che sbagliano". Dall'altro, l'avanzare nel Paese un clima culturale da brividi. Dal "vaffanculo" al "via gli immigrati" e poi "dagli all'ebreo" il passo linguistico è breve. Il passo successivo si chiama "dell'oca".

Sicuramente questo articolo lo avrete già letto tutti, se però qualcuno se lo fosse perso, beh, può leggerlo qui.

Ora una comunicazione un po' diversa, se andate qui, troverete l'elenco dei finalisti al concorso per corti alla 25a ora , la trasmissione di LA7, tra questi ce n'è uno che si intitola 'dietro le cose' di Antonello Novellino, vi invito a votarlo (naturalmente guardatelo prima) perchè è fatto bene e conosco chi lo ha scritto e perchè. Grazie.