29 novembre 2007

Tutti a mangiare da meme

L’insegna recita: “Da Bedrosian, antica cucina baol”, siamo un po’ perplessi ma entriamo: è l’unico locale della zona, disperso com’è nella campagna; ce lo hanno indicato due anziani in paese e ci hanno detto che si mangia bene. Sembra ci sia posto, la fame non ci consente di cercare altro. Con lo sguardo ci diciamo “Proviamo va”; entriamo un po’ tesi ma gli odori che ci accolgono ci fanno rilassare immediatamente, un misto di ottimi profumi ci giunge dalla cucina, siamo rinfrancati. “Speriamo di non doverli solo annusare, i piatti” è il commento del più scettico dei quattro, ma si vede che anche lui è rimasto colpito dai profumi. Il posto non è molto grande, ci sono circa dieci tavoli, alcuni già occupati; è diviso in due salette di uguale grandezza con muri in pietra e volte a botte, dà una bella sensazione di calore, sì, è un posto caldo e pulito. Un cameriere alto e allampanato ci viene incontro, ha la faccia simpatica, ci chiede quanti siamo e ci fa subito accomodare ad un tavolo per quattro. Chiediamo se ci può portare dei menù, ci guarda, ci fa un bel sorriso e ci dice: “Non conoscete la cucina baol vero?”, ci guardiamo perplessi e divertiti ed annuiamo. Lui sorride ancora: “La cucina baol è un’arte antica, quasi una magia, non ci sono menù o ricette fisse, il cuoco creerà una serie di portate apposta per voi”. Ci guardiamo con un filo di preoccupazione ne gli occhi ma poi i borbottii dei nostri stomaci ci convincono definitivamente: “Ok, va bene” diciamo, “Fidatevi di me” sono le uniche parole che il lungo ci dice prima di avviarsi verso la cucina, accompagnandole con una lieve strizzatina dell’occhio sinistro. Intanto che aspettiamo e mangiucchiamo i grissini e tarallucci che ci ha portato, ci dividiamo in ottimisti e pessimisti ma non abbiamo nemmeno il tempo di argomentare i vari punti di vista che il nostro anfitrione si avvicina con i primi piatti: “Iniziamo con gli antipasti: un ottimo misto di S.B., un saporito ensemble di salumi e formaggi dalla gustosa toscana e fantasia di verdure alla Placidasignora: un arcobaleno di sapori che ha radici antiche nella nostra storia”. La prima forchettata ci ammutolisce, tanto è il sapore che sentiamo, possiamo solo sorridere e non parliamo più, parla solo il lungo cameriere che ci spiega i piatti. “Eccoci ai primi: risotto alla Nathan&LaFrancese con toma valdostana e tartufo d’Alba, sapori lontani che si sposano alla perfezione. Tagliatelle derelitte alla Nettuno: tagliatelle fatte in casa condite con un sugo particolare ma semplice, fatto lasciando cuocere due bei pezzi di carne di prima scelta del trentino in un battuto di cipolla lasciata imbiondire, alla fine viene aggiunto un misto di frutti di mare che ne completa il sapore”. Le portate scorrono sul nostro tavolo. “I secondi. Orata alla Margy, tutto il profumo della Puglia con due gocce di sherry per dare un tocco british. Prima del piatto di carne un sorbetto alla Tazzozza, fatto con i limoni giganti del giardino dell’infradito fiorata”. Siamo entusiasti ma a quanto sembra non è finita perché l’alto cameriere riappare con altri piatti. “Il secondo di carne è la faraona alla Dyotana con contorno di patate jedi alla Kabalino: una giovane faraona cotta al forno su cozze tarantine. Come contorno, delle patate glassate in padella, avrete bisogno di usare tutta la vostra forza per resistere”. Sembra una battaglia, una splendida battaglia; come se avesse sentito i nostri pensieri il lungo si avvicina dicendoci: “Abbiamo quasi finito, non preoccupatevi. Per concludere dei frollini tenerissima alla Panzallaria e, per digerire, un liquore fatto in casa: liquore di PattySelma&Bdp con Tascia&Giu, però state attenti, è fortemente alcolico”. Siamo estasiati, vogliamo ritrovare i due vecchietti del paese per ringraziarli di cuore anche perché lo stesso conto che ci porta il cameriere è irrisorio visto quanto e quanto bene abbiamo mangiato. Usciamo riconciliati col mondo ed andiamo via, mentre ci avviamo ci giriamo per guardare ancora questo splendido posto ma una nebbia improvvisa sembra esserselo portato via.

Anche questo qui è un meme, per la precisone il meme dei blogger che mi mangerei...sapete com'è essere "mangiato" dalle derelitte mi ha un attimo sconvolto :D

27 novembre 2007

La grammatica di Dio

"La grammatica di Dio"
Stefano Benni
Ed. Feltrinelli

Stefano Benni è un osservatore, ci guarda e ci capisce, magari noi non ci riusciamo ma lui sì, forse nemmeno gli piace riuscirci ma è così. Stefano Benni si incazza, ne sono sicuro, ci guarda e si incazza per il nostro correre come palline impazzite nel flipper della vita, si incazza per il nostro lasciarci scorrere addosso tutto, il nostro fingere di non capire, il nostro guardare da un'altra parte. Come fa a non urlare dalla rabbia allora? Semplice, Stefano Benni ha un potente anticorpo: l'ironia; l'ironia di Stefano Benni ha le palle quadrate perchè gli permette di affrontare le nostre peggiori scelleratezze senza rimanerne abbattuto. E poi Benni scrive, scrive dannatamente bene, ti fa vedere quello che scrive: ti parla di un fuoco e tu vedi le scintille e ne senti il calore. Io sono un lettore vorace, con i libri di Benni mi accade una cosa strana, tutte le volte, mentre li leggo mi fermo spesso: non voglio che finiscano. Questo è un libro di racconti, se lo leggete, cosa che vi consiglio, state attenti; sorriderete, uno degli angoli della bocca si inarcherà verso l'alto, magari inconsciamente, riderete pure, davanti ad una esclamazione o ad un finale. Però vi accorgerete, pagina dopo pagina, che non state leggendo un libro di fantasia, Benni vi sta raccontando quello che siamo e lo sta facendo meravigliosamente e crudelmente bene.

23 novembre 2007

Intervista? A me? Proprio a meme?

Drriiiiiin...Drriiiiiin...
Eh? Che cos'è?! Arrivo! Ah no, è il telefono!
Drriiiiiin...Drriiiiiin...
Ma chi cavolo chiama alle due e mezza del pomeriggio, in pieno delirio post-prandiale!
Baol: Proooonto!
Intervistatrice: Salve, sono Santuzza della ScassaMedia, la chiamo per una ricerca di mercato, posso rubarle giusto cinque minuti?
B.: Guardi, mi ha interrotto durante una importante riunione con il Dott. Morfeo e...
I.: Mi dispiace aver interrotto la sua pennichella.
B.: Azz...conosce Morfeo, di solito, al massimo, dicono "Chi? Il calciatore del Parma?"
I.: Guardi, sono laureata in lettere classiche indirizzo archeologico e sono qui che rompo le scatole alla gente per trecento euro al mese con un contratto a progetto.
B.: Allora anche solo per questo merita che risponda alle sue domande, mi dica.
I.: Grazie, è una ricerca di mercato sulle nuove teconologie. Lei è il signor Bedrosian Baol?
B.: Sì...un attimo però, non è che per caso poi 'sta cosa si rivela un sondaggio politico?
I.: No, no, non si preoccupi. Lei usa internet?
B.: Sì, pure troppo.
I.: Ha un blog? Conosce cosa sono?
B.: Certo che lo so e sì, ne ho uno, si chiama "Vorrei essere un baol".
I.: Cosa l'ha spinta a creare un blog?
B.: Allora, ho scoperto i blog seguendo quello di una mia amica, tale Amaracchia, leggevo e commentavo lì e lei mi diceva "perchè non ne apri uno tu?", dopo alcuni tentennamenti circa un anno fà ho aperto il mio blog.
I.: Il primo post?
B.: Il primo post si intitolava "Finalmente mi sono deciso" e, attraverso una citazione tratta da "Baol" di Stefano Benni, cercavo di spiegare cosa fosse un baol.
I.: Il post di cui si vergogna?
B.: Beh, sinceramente vergognarmi mi sembra una parola troppo grossa, al massimo ce ne sono alcuni che mi piacciono meno degli altri, se devo sveglierne uno, scelgo quello intitolato "Quesito", non perchè l'argomento non fosse interessante quanto perchè, probabilmente avrei potuto esplicarlo meglio.
I.: Il post di cui va più fiero?
B.: Posso tranquillamente dire che sono molti, anche perchè altrimenti non li avrei postati, però se devo scegliene qualcuno, allora...vediamo...scelgo: "Macello"; "La storia della gelataia" e "FinalMEMEnte".
I.: Abbiamo quasi finito, solo un'ultima domanda: ha mai espresso pareri politici sul suo blog? E se sì, per chi?
B.: Pront.... Bzzzz...... scus..... tratratata.... no capis..... brrzzzz...... interferenz...... frrrr.... arrivederc......
Click....TUTUTUTUTUTU.....
Aaaaahhh....finalmente posso tornare a sonnecchiare.

Onde evitare i fraintendimenti degli ultimi post, anche questo è un meme, me lo ha passato chiara*, le domande del meme sono quelle in rosso e non mi va di passarlo a nessuno adesso...magari poi faccio un aggiornamento e vi inguaio :D

Visto che me lo ha chiesto espressamente, passo questo meme a Jury, che sicuramente tirerà fuori una fantastica follia.

20 novembre 2007

Tutto fa un po’ male

Capita, ti svegli una mattina ed il solito doloretto alla schiena è un po’ più forte, ti rimbomba dentro ad ogni passo; “dannato letto scomodo” pensi all’inizio ma poi la giornata va avanti ed anche tu. Dopo però il dolore diventa di più e, senza nessun vero preavviso, ti blocca lì, di fronte allo specchio, davanti al lavandino che, se non facesse così dannatamente male, ti faresti una risata perché un po’ è comica come situazione. Ma fa male e ti rendi conto da solo che non è il solito doloretto perché quello non ti blocca lì, a letto, come un ottuagenario lungodegente, a te, adulto giovane e sportivo. Fa male perché non è il momento opportuno, perché sai bene che si è adulti quando sul serio il tempo comincia a correre ed hai un sacco di cose da finire e cose da iniziare. Fa male, quando ti costringi a deambulare da quel medico che speri ti dia quanto meno una notizia, una certezza; lui la certezza te la dà e fa male anche quella perché ti dice: “E’ un’ernia del disco. Facciamo gli esami ma quella è; con la tua altezza considerevole, con lo sport che pratichi, sfortunatamente, sei soggetto” e ti verrebbe da ridere anche qui se non facesse così male perché pensavi che sarebbe stato il ginocchio a farti lasciare quello sport ed invece lui è ancora lì, acciaccato ma funzionante. Te ne torni indietro lentamente perché fa male, deambuli fino a casa con una certezza in più e qualche speranza in meno. Le speranze in meno fanno male; fa male lasciare quel sogno a spicchi, come dici tu; far rimbalzare quel pallone in un angolo con i rimbalzi che diventano sempre più corti, poi solo un rotolare e poi si ferma. Fa male non sentirti per niente la gamba sinistra, non per il dolore quanto per la sua mancanza; fa male anche quando ridi con uno o due amici che ti vengono a trovare. Fa male dover restare bloccato in casa con un affetto abbastanza lontano da vedersi con difficoltà ma non così tanto da farsene una ragione. Fanno male i pensieri che comunque vanno in giro per il cervello approfittando della noia. Fa male la cura, con quell’ago che, di tutti i posti che ci sono, nella spina dorsale devono farlo entrare e fa male la paura che sia inutile e che si debba operare. Stai lì che un po’ migliori e magari cerchi di metterti di nuovo sui binari giusti ed invece capita che una persona vada via e questo comunque fa male; allora ritorni a quel lavandino, a quello specchio da dove tutto è cominciato e pensi che allora è vero, che tutto fa un po’ male. Poi pensi una semplice cosa stupida, ti fai una mezza risata e vai avanti.

Brano scritto lasciandomi "ispirare" da Tutto fa un po' male degli Afterhours.

Mi piace scrivere "ispirandomi" a delle canzoni, l'ho già fatto qui, qui, qui, qui e qui. Questo pezzo però lo voglio dedicare espressamente a Tazzozza che spero torni presto in forma perchè mi mancano un po' le sue cazzate.

17 novembre 2007

Meme musicale?

A.: Ma davvero non sono venuti?
B.: Nessuno! Come devo dirtelo? In inglese?! No one!
A.: Però è un peccato, era una bella idea la rimpatriata.
B.: Che vuoi farci? stanco amico, i tempi sono andati; a te queste cose non succedono più, ti capitavano quando non eri famoso.
A.: Uffa! Ricominci con ‘sta storia?! Ma quale famoso?!
B.: Maddai, ora mi vuoi far credere che il tuo blog nessuno lo conosce?
A.: Dai, mi legge qualcuno sì, ma è solo un modo per passare il tempo.
B.: Ma se ci perdi le nottate.
A.: Vado solo a letto un po’ più tardi.
B.: Tu dormi poco, guarda che senza dormire non si campa mica bene, mi spieghi come puoi avere un giorno senza una notte?
A.: Vabbè, lasciamo stare ma, cosa ti sei messo addosso?
B.: Scusa, mi sono svegliato tardi così ho aperto velocemente l’armadio, ho uscito dei jeans ed una maglietta che sembrava pulita.
A.: Ma ti sei accorto che è la maglia di un gruppo hardcore ed è piena di teschi?
B.: Bellissima vero?
A.: Sì, vabbè….ma non credo che il professore con cui dobbiamo fare l’esame sia un fan della musica hardcore.
B.: Parli tu, parli; ma hai visto che faccia hai stamattina?!
A.: Ehm…ieri ho fatto un po’ tardi…
B.: Con il blog, come al solito?
A.: Macchè, sono andato alla festa di un mio amico ed ho bevuto un po’…
B.: Cosa hai bevuto?
A.: Chimay, Bacardi Jamaican rhum, White Lady, Beck's bier, tequila bum bum, Dry gin, Charrington, Four Roses Bourbon.
B.: Azz!! Datti una coltellata nel fegato la prossima volta, magari fai meno danni.
A.: Cambiamo discorso; come va con C.?
B.: Mah, abbiamo alti e bassi, ieri abbiamo litigato perché sono andato a giocare a calcetto.
A.: Da quanto tempo state insieme?
B.: Solo due mesi, siamo all’inizio.
A.: Amico mio, la costruzione di un amore, spezza le vene delle mani.
B.: Hai ragione…Ma sai che ho scoperto che mio nonno, quello vedovo, si vede con una donna?!
A.: Maddai?!
B.: Sì, è una del centro dove si va ad intrattenere.
A.: E’ proprio vero: i desideri non invecchiano quasi mai con l'età.
B.: A te come va invece? Va migliorando o ti senti uguale?
A.: Mah, non so, ogni tanto ripenso a quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento e mi viene il magone poi invece mi torna in mente quanto sono stato male ed allora mi sento un po’ meglio. Sai, l’altra sera ripensavo a tutta la mia storia con lei e mi sono accorto che si faceva troppi calcoli insomma era un po’ “ragioniera dei sentimenti”, e pensare che tu me lo dicevi sempre.
B.: Vabbè dai, ci passano tutti in storie tormentate, adesso non guardare al passato come a del tempo perso, vedrai che tra un po’, ripensando a questa storia troverai che qualcosa è buono e qualcosa è cattivo; e poi, cerca altro no?!
A: Sì sì, hai ragione, infatti ho conosciuto una ragazza stupenda.
B.: Maddai sul serio? Che cosa bella, e chi è?
A.: Viene alla nostra università, l’ho conosciuta per caso quando sono andato a consegnare l’iscrizione per quest’anno, c’era un casino, era vicino a me, l’ho guardata e le ho detto “ma cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente?” e mi ha sorriso pure lei.
B.: Ebbravo! Ma com’è?
A.: Ha degli stupendi occhi azzurri, bionda senza averne l'aria e con un sorriso luminoso. Lei è al primo anno, ci siamo scambiati i numeri, nel caso le servisse qualche appunto.
B.: Ma sei non segui quasi mai?!
A.: Vabbè dai, ci sono i tuoi appunti…
B.: Ma guardalo che fa il figo con il mio lavoro…vabbè, proprio perché sei tu e devi fare colpo.
A.: Hehhehe…grazie.
B.: Oh, l’hai vista quella quant’è bona?
A.: Ma se avrà al massimo quindici anni?
B.: Davvero? Non sembra proprio.
A.: Ormai le ragazzine di quindici anni ne dimostrano quasi trenta!
B.: C'hai ragione!
A.: Dai, muoviamoci, che facciamo tardi all’esame.

Questo, se non si è capito, è un meme musicale, me lo ha passato giraffa. Il meme richiedeva che si postasse una compilation musicale di sedici brani, una cosa difficile anche perchè già lo avevo fatto una volta; per questo ho scelto otto brani italiani e otto brani stranieri che mi piacciono: i link del soggetto A sono i brani italiani, quelli del soggetto B i brani stranieri. Non passo a nessuno il meme, per questa volta vi siete salvati ma ne ho altri due ancora da fare :P

15 novembre 2007

Sempre cara mi fu quest'ernia al colon

"Sempre cara mi fu quest'ernia al colon"
Alessandro Bonino e Stefano Andreoli
Ed. Mondadori

Far ridere è un compito difficile per chi se lo assume, la comicità ha dei tempi precisi; sono questi tempi che fanno la differenza tra un grande battutista e una pessima figura. Si sono scomodati in molti a dare una definizione di comicità: Pirandello affermava che è comico un avvenimento che sterza dalla normalità del soggetto che lo compie; Freud ci ha scritto addirittura un trattato di psicanalisi sulla comicità, esplicando come la stessa sia collegata all'inconscio, una cosa ci fà ridere quando tocca delle corde che non sapevamo di avere. Questo libro è una raccolta di fincipit, il fincipit è un gioco lanciato in rete dai due autori, in cui si prende l'inizio di un libro o di una canzone e lo si conclude con una fulminante battuta. Credetemi, leggendo questo libro ho riso di gusto, ci sono delle trovate geniale che al gusto della comicità uniscono anche il piacere del gioco di parole. Uno degli autori (il primo dei due) è un blogger ed il suo blog è questo qui, se vi va fateci un giro, magari per dirgli che il libro vi è piaciuto.

Un aggiornamento, un uccellino mi ha detto che anche l'altro autore ha un blog, è questo qui.

12 novembre 2007

Ci rimani un po' così...

- Pà, per la mia laurea mi regali una fuoriserie?
- Cacchio ti ho già preso una penna!

Niente....era tanto per dire.

ps
Mi hanno "lanciato" due meme...com'è che io non salgo mai in classifica? O_o

09 novembre 2007

Niente di inenarrabile?!

“E dove l’avreste trovata?”, a parlare era stato l’uomo con gli occhiali scuri, dopo aver osservato da dietro un vetro, la ragazza mettere al tappeto cinque uomini armati usando solo un ombrello. L’uomo al suo fianco fece un sorriso orgoglioso, “Pensi che studiava lingue a Catania, il nostro osservatore l’ha scoperta per caso. Un giorno l’hanno scippata e lei ha rincorso il borseggiatore e lo ha atterrato”. L’uomo con gli occhiali scuri sembrava colpito, “Cosa compiti ha eseguito per l’agenzia da quando è con noi?”, “Negli ultimi sei mesi ha ‘evaso tre pratiche’ molto importanti; perfetta, sono sembrati degli incidenti”, “Ottimo!”, “La cosa più divertente è che, il soggetto, prima di incontrarci voleva fare la professoressa, sposarsi ed avere un figlio di nome Gabriele!”, i due uomini si guardarono e risero di gusto mentre la ragazza fissava lo specchio dietro cui sapeva erano nascosti.

Questo post è nato perchè Inenarrabile, nei commenti a questo suo post, mi ha sfidato :)

04 novembre 2007

Il primo premio

Ed eccoci arrivati alla fine, ebbene sì, ci siamo, questo è il primo premio del "grande" concorso Pappagorgia Irsuta. Un bel post dedicato ed ispirato al vincitore, a pOpale. Chiedo perdono per tutto il tempo che ci ho messo, spero che al vincitire piaccia, per tutti gli altri, beh, al prossimo concorso.

La bambina continuava a percuotere la pancia di Ale come se fosse un tamburo, erano giorni che l’aveva presa come la sua percussione personale e lui cominciava a risentirne; con tutto l’affetto per quella bambina, figlia dei suoi cari amici, per i suoi occhietti vispi ed intelligenti ed il sorriso con le finestrelle, ma ormai le vibrazioni stavano per risvegliare anche il pranzo della prima comunione. Doveva inventarsi qualcosa per farla smettere perché altrimenti avrebbe scoperto cos’è la sindrome del colon irritabile. La guardò e le sorrise, sapeva che la sua pappagorgia irsuta era irresistibile per i bambini, anche lei gli sorrise, con tutti i pochi dentini che aveva, però non smetteva di suonare la sua pancia. “Carlotta, ti va di andare a giocare con Mia?”, le chiese, ed il suo dolcissimo labrador nero per un attimo lo guardò con odio, Ale sapeva che, se avesse potuto, lo avrebbe azzannato ai polpacci, però stette lì in attesa come un condannato al patibolo e quando la bambina disse “No, voglio stare qui con te”, fu quasi sicuro di sentire il cane che sospirava per il sollievo e si allontanava mandandolo a quel paese con la coda. Adesso era veramente nei guai, sperava fortemente nell’innato amore dei bambini per i cani, però gli venne un’altra idea: tirò un grosso respiro e chiese alla bambina: “Senti Carlotta, visto che vuoi rimanere qui, ti va se ti racconto una bella storia? Sono bravo a raccontare le storie, lo faccio anche alle riunioni, in ufficio, era la sua ultima speranza, sentiva ormai che gli organi interni si spostavano dalla loro posizione ed il suo fegato tentava il suicidio cercando di impiccarsi al duodeno; non poteva permetterlo, amava il suo fegato, era stato il fedele compagno di migliaia di sagre ed aveva resistito anche alla fiera del “panetto di burro fritto nella sugna” dove anche i migliori alzano bandiera bianca, ed adesso stava per soccombere come le mura di Gerico! Quella bambina doveva rispondere di sì e lo fece con un lungo e gioioso “Sìiiiii” che per sua sfortuna accompagnò con una scarica di pacche sempre più veloci sulla sua pancia tanto che la pazienza per cui era famoso, quella che gli permetteva di fare dodici riunioni inutili a settimana, stava per vacillare; si fermò dall’eliminare fisicamente la pur simpatica frugoletta solo perché pensò che avrebbe poi dovuto interrompere la vacanza. “Allora ti racconto la storia di Cyrale”, “Chi è Cyrale?” chiese subito Carlotta, “Se non mi fai raccontare non lo saprai. Però smetti di suonare il tamburo”, “E non posso fare la colonna sonora?”, pensò che i bambini moderni erano molto più furbi di quelli delle passate generazioni, “No, è una storia vecchia, di quando non c’era il sonoro”.

La storia di Cyrale
Questa storia si svolge nella fumosa Milano dei giorni nostri…”Ma non hai detto che è una storia vecchia?”, “Intendevo in confronto a te piccola”…Cyrale è un giovane pubblicitario famoso per la sua arguzia ed ironia ma anche, ahilui, per la sua grossa pappagorgia irsuta…”Come la tua?”, “La mia è più elegante, ma lasciami continuare”…Cyrale, da buon amante della cucina, è simpatico e bonario, però, perché c’è sempre un però nella vita…”Come sei saggio”, “Grazie”…se qualcuno parla della sua pappagorgia lui va su tutte le furie. Un giorno, mentre si trova in una famosa pasticceria, intento a comprare venticinque bomboloni prima di andare in ufficio…”Doveva offrire ai colleghi?”, “No, aveva deciso di mantenersi leggero a merenda quel giorno”…un magro ed insignificante dipendente di una società di pubblicità avversaria, per farsi bello davanti ai colleghi, lo ferma e gli dice ridacchiando: ‘La tua pappagorgia è….è….grossa!’, a quelle parole il silenzio cala nella pasticceria, tutti sapevano quanto Cyrale si arrabbiasse se nominavano la sua pappagorgia. ‘E’ vero’ risponde grave Cyrale, ma quando già lo smilzo pregustava la sua vittoria con un ghigno sulla faccia, Cyrale, rialzando gli occhi e fissandolo, aggiunge: ‘Embè? Basta così? Ma sai quante me ne potevi dire, magari pure cambiando di tono. Per esempio potevi dirmi in tono aggressivo: - Se avessi tutta quella roba sotto la faccia me la farei tagliare! -; oppure chiedermi in modo amichevole, magari prendendomi sottobraccio: - Ma tutto quel peso non ti manda a faccia in giù? -; o magari sbadigliando assonnato: - Con un cuscino così sotto la faccia mi farei certe dormite! -; e perché non usando un tono parsimonioso? Dicendomi: - Ma te lo fa lo sconto il barbiere? Se ti fa pagare a quantità sai che salasso! -; o, usando un nasale tono pedante, spiegarmi: - L’animale che scientificamente viene chiamato pelecanus ha tanta abbondanza sotto la bocca -; pratico: - Deve essere comoda, una sacca così, quando vai a fare la spesa -; campagnolo: - Ma è un cocomero peloso? Bello grosso però!-; ma anche utilitaristico: - Sarebbe un’ottima insegna per una trattoria -; e potevi concludere pure con il tono da botanico dicendomi: -Ma è un cactus? Un “cuscino della suocera”?-. Ecco, avresti potuto dirmi tutte queste cose se tu avessi un po’ di fantasia, ma in realtà, se tu avessi fantasia, lavoreresti con me!’ Tutti i presenti risero di gusto e lo smilzo, che voleva fare il gradasso, poteva solo balbettare qualcosa a testa bassa mentre Cyrale usciva tra gli applausi.

“Allora, ti è piaciuta la storia di Cyrale?” fu la domanda che Ale fece a Carlotta sperando non ricominciasse a suonare le percussioni perché sapeva che le sue budella non avrebbero resistito ad altri ritmi tribali. La bambina lo guardò negli occhi e sottolineando l’apprezzamento con la testa, disse “Sì! Tantissimo, raccontamene un’altra dai!”. Ale spalanco gli occhi e si sentì perso, poi si ricordò di uno dei suoi film preferiti e disse: “Va bene Carlotta, ti racconto la storia di Darth Ale però devi promettermi che non ti spaventerai perché questa storia parla di un personaggio cattivo.”, “Come Saw?” chiese lesta la bambina, “Perché, hai visto Saw?”,”Sì, tutti e tre”, pensò che i bambini moderni oltre che più furbi avevano anche molto più stomaco visto che lui aveva vomitato a metà del primo film.

La storia di Darth Ale
La porta dell’ascensore si aprì con un soffio metallico, era Darth Ale; al suo arrivo, come al solito, l’ufficio ammutolì all’impatto con la vibrazione del lato oscuro della pappagorgia che quell’uomo vestito completamente di nero emanava forte. Darth Ale prima di uscire premette tutti i pulsanti così chi attendeva giù avrebbe aspettato che l’ascensore si fermasse a tutti i piani; fare questo scherzo lo divertiva sempre molto…”Ma allora era veramente cattivo?!”, “Mah, più che cattivo era uno stro….ehm….stupidello, lasciami raccontare però”…Darth Ale entrò accompagnato dal sul labrador nero, Darth Mia, solo a lui era concesso di portare il cane in ufficio anche perché nessuno poteva dire di no a Darth Ale. Il potere del lato oscuro della pappagorgia era tremendo: Darth Ale aveva comprato sette paia di calzini con sopra scritto il nome di un giorno della settimana, quando arrivava in ufficio si avvicinava alla scrivania centrale, ci appoggiava il piede su e con la scusa di allacciarsi la scarpa faceva vedere a tutti che giorno c’era scritto sulla calza e tutti i presenti, a prescindere da quale giorno fosse realmente, facevano come se fosse il giorno scritto sul calzino. Anche quella mattina Darth Ale fece così, sulla sua calza nera c’era scritto DOMENICA e tutti smisero di lavorare perché la domenica non si lavora; solo uno continuò a lavorare, era un nuovo dipendente che non era stato avvisato della cosa, appena Darth Ale si accorse della cosa alzò gli occhiali scuri che ancora indossava, lo fulminò con lo sguardo ed il suo pc si spense…”Miii….ma come ha fatto Darth Ale, ha i poteri magici?”, “Ha staccato la spina”…Ma Darth Ale non era sempre stato così, un tempo, prima di passare al lato oscuro della pappagorgia, il suo nome era Alekin Camminacielo ed era un giovane bonario pubblicitario che si affacciava timidamente a quel mondo di belve assetate di sangue, dove per passare da “creativo” a “cretino” e viceversa ci vuole molto meno del cambio di due lettere. Il giovane Alekin voleva diventare Jedi della comunicazione e seguiva gli insegnamenti del grande maestro Obi-Spot-Famosi. La creatività scorreva forte in lui, per questo Obi-Spot lo sottoponeva a duri allenamenti come quello chiamato “inventaslogan” in cui, solo con il potere della parola, bisognava convincere i soggetti ad acquistare cose inutili. Ma la potente creatività del giovane Alekin faceva gola al cattivissimo Merendine che avrebbe fatto di tutto per portarlo verso il lato oscuro della pappagorgia di cui anche lui faceva parte; per questo motivo lo avvicinò con la scusa di una campagna pubblicitaria di un deodorante ascellare e se ne finse amico. Piano piano Merendine convinse il buon Alekin che la sua creatività era sottovalutata da Obi-Spot e che solo grazie a lui sarebbe riuscito a sfondare. Alekin tentennava….”Che significa 'tentennare'?", “Quando uno è indeciso tra una cosa ed un’altra”, “Come te davanti ad una pizzetta ed un bignè alla crema?”, “Sì”, “Ma poi tu te li mangi tutti e due!”, “Ok, continuo la storia”....tentennava perché forte era l’affetto che lo legava ad Obi-Spot; però un giorno le cose cambiarono: Alekin incappò in una giornata storta, il suo cane fece la cacca sul marciapiede ma lui non aveva la paletta e fu multato da un vigile; al suo bar preferito avevano finito i bomboloni alla crema ed avevano solo quelli alla marmellata di ciliegie che a lui non piacevano; in ufficio gli avevano fregato le graffette colorate e gli avevano lasciato solo quelle di metallo. Tutte queste cose lo fecero arrabbiare moltissimo tanto che quando andò via non disse nemmeno buonasera; la goccia che fece traboccare il vaso avvenne poco prima di arrivare a casa: Alekin era fermo ad un incrocio a T aspettando per svoltare perché dalla sua sinistra arrivava una macchina, ma quella, arrivata all’incrocio svoltò senza mettere la freccia! Alekin non ci vide più dalla rabbia, cercò di contattare Obi-Spot ma il cellulare suonava occupato ed allora, non sapendo che fare, andò da Merendine. Merendine lo aspettava perché era stato lui ad organizzare tutto: il vigile era suo cognato, era stato lui a mangiarsi tutti i bomboloni alla crema ed aveva fatto fregare le graffette ad un suo uomo nell’ufficio, anche la macchina all’incrocio era stata opera sua, era il nipote; la ciliegina sulla torta però era stata la telefonata ad Obi-Spot per tenerlo occupato. Alekin si sfogò con il finto amico e questi, approfittando della debolezza del giovane gli fece firmare un contratto in esclusiva; fu così che Alekin passò al lato oscuro della pappagorgia facendosi chiamare da allora, Darth Ale.

Ale si voltò verso Carlotta per chiederle se anche questa storia le fosse piaciuta e vide che la piccola gli si era addormentata accanto con il sorriso sulle labbra; sorrise anche lui perché sapeva che il suo stomaco, per ringraziarlo, quella sera gli avrebbe fatto digerire anche un cinghiale con tutto il pelo.

Faccio un piccolo aggiornamento, isabel green mi invita a leggere il suo ultimo post, beh, invito tutti voi a farlo, è questo qui. Tratta del caso Eternit, qui a Bari abbiamo la Fibronit, città diverse casi simili, per questo vi chiedo di leggere il suo post, per fare un po' di rumore in mezzo al silenzio.