26 luglio 2010

20 luglio 2010

Marlene sul muro

Marlene sul muro mi guarda strano, col cappello a cilindro e lo sguardo socchiuso dalla noia di chi sa, di chi ha capito che va così e non può andare in altro modo. Seria, il sorriso di chi ti ha radiografato, dentro, pronto ad esplodere fragoroso nel momento migliore, a coglierti nudo da ogni corazza. Marlene sul muro si staglia sullo sfondo nero mentre faccio colazione, ripetendo i gesti in un eterno, confortevole déjà vu; la spalla protesa in avanti a difesa ed offerta e le labbra a cuore col materno disgusto di chi vorrebbe vederti spezzare un ciclo. Marlene sul muro mi guarda distratta e mi distraggo anche io sciacquando una tazza, pensando a miriadi di scelte possibili che ne aprono altre miriadi e così via fino alla vertigine e mi devo sedere per rimettere a fuoco la stanza, il lavello, Marlene sul muro.



Manca una cosa, come ogni anno: :'(

17 luglio 2010

L'americano

E' ricco. L'americano è ricco. Ha fatto i soldi con la borsa, non sbagliava un colpo, si districava fra tori ed orsi meglio di un ammaestratore di un circo russo. Ha fatto i soldi comprando e vendendo qualsiasi cosa; quando è arrivata la crisi lui era molto ricco; quando è esplosa la bolla lui era lì, ha venduto tutto un attimo prima che l'ago della realtà la scoppiasse. Quando è arrivata la crisi lui era molto ricco, dopo, lo era molto di più. Le malelingue dicono che fosse una strega a dargli i consigli, a dirgli cosa fare e questa, per non farsi vedere, si trasformasse in uno dei dieci cani che si portava sempre in giro, ovunque andasse. Un tipo bizzarro l'americano, veste sempre elegante ma ha la barba lunga ed incolta ed i suoi cani non sono di razza ma circonvallazioni di geni. E' tornato a San Michele l'americano, è tornato al suo paese; è arrivato una mattina presto, quando l'alba sbadigliava ancora ed è entrato nel bar, quello all'angolo del vicolo che taglia in due il quartiere lungo la direzione del mezzogiorno; ha ordinato un cappuccino con la schiuma densa, del cacao in polvere da metterci sopra, un cornetto alla crema ed il bar, barista compreso. Non erano le otto che aveva già iniziato il suo monopoli. Ha comprato tutte le costruzioni della strada in poco più di una settimana, si dice fosse la strada dove era cresciuto, dove abitava, da dove andò via quando, ragazzino, si diresse verso la stazione per partire; tutto il suo mondo precedente era lì, il suo barbiere, il suo emporio, i suoi vicini. Ha iniziato ad abbattere tutto nemmeno un giorno dopo, la nostalgia fa venire le rughe all'anima e poi così la strada è più ariosa.


In realtà anche questo racconto qui è un reloaded, è il reloaded di questo bel racconto, per una volta non ho preso un libro ma un post...

15 luglio 2010

Il mondo visto dallo spazio

La memoria è uno strumento fantastico: il titolo di un post mi ha ricordato una canzone, una canzone dei Delta V e riascoltandola mi è venuto in mente il loro primo singolo, meraviglioso, eccolo per voi...





13 luglio 2010

Poltrona, condire, pregnante

Il post dalle tre parole di Pippi


Casualità

“Maria ha il sorriso lievemente storto, luminoso come il cielo di maestrale; si è messo perpendicolare alla mia anima”. Così mi raccontava Paolo della prima volta che l'aveva vista; lui stava seduto sulla poltrona del barbiere con le forbici che danzavano intorno alle orecchie e lei era lì, di fronte, alla fermata dell'autobus che perdeva tempo con gli occhi ed ogni tanto controllava il cellulare prendendolo dal tascapane verde che aveva a tracolla. Giusto il tempo di collimare gli sguardi un attimo che già l'autobus era lì e lui ancora alla sfumatura sulle orecchie. “E tu cosa hai fatto?”, gli ho chiesto, perché la curiosità è femmina ma io sono per la parità tra i sessi. Il giorno dopo è ritornato alla fermata dell'autobus confidando nella pendolarità e ci ha azzeccato; Maria era seduta sotto la pensilina stordendo l'attesa con la musica di un lettore mp3. Mi raccontava che si è avvicinato, lento come una processione, non sapendo nemmeno cosa dire; me lo immaginavo farsi più vicino e ripetersi come un mantra: “Dì qualcosa di pregnante, dì qualcosa di pregnante...”. Le ha sorriso alzando una mano e quando lei ha tolto le cuffie ha detto “Ciao, sono quello di ieri, del barbiere”; ha sorriso anche lei, forse ha riso, ed ha risposto “Bel taglio”; tutto sommato poteva andare peggio. In realtà quando i pezzi è scritto che si devono incastrare in un modo puoi pure tirarli come dadi, rotoleranno un po' in giro ma sempre si incastreranno. Maria è arrivata e quando l'ho vista ho concordato sul sorriso, storto, luminoso e non euclideo; mi hanno salutato e mentre li guardavo andare via, salendo sul mio di autobus, ho pensato che, per fortuna, non sai mai chi arriverà a condirti la vita.

tutti i racconti, qui

09 luglio 2010

La metamorfosi reloaded

E' cominciato tutto alle tre di notte, ho sentito i rintocchi della campana della chiesa. Lui dorme a pancia in su, sta sognando credo, sono la sua coscienza, non la sua incoscienza. Una convulsione e si inarca sulla schiena come se qualcosa volesse scappare via; il dolore gli toglie fiato e parole ed ha solo lacrime che lucidano occhi sbarrati. La pelle della pancia si tende inconsapevole o insensibile all'urlo silenzioso di tutte le cellule; io stessa, annidata chissà dove dentro di lui, sento il male che prova; non so cosa sta causando tutto, forse un caso, forse era scritto. Ormai la pelle gli si è lacerata ed è stata sostituita da un carapace fatto di snodate, solide, placche. Non riesce ad emettere nessun suono, solo un sordo mugolio dalla bocca spalancata in cui sono spariti i denti e che sta diventando un muso fatto di lamelle. I suoi occhi ormai esprimono il dolore che sente, quello provato fino ad ora e quello che, sicuramente, è lì da venire; non posso fare niente se non guardare gambe e braccia trasformarsi in sottili zampe pelose ed altre due scoppiare fuori dai fianchi. Ormai di umano non c'è più niente, solo la sofferenza rimasta imprigionata dentro la sua testa; testa da cui, come ultima beffa, sono spuntate due lunghe antenne a scrutare il mondo. E' stremato e sull'orlo della follia ed io con lui; non posso lasciarlo così, l'unica cosa che posso fare è cancellargli il ricordo di tutto il dolore, sì, domani Gregor Samsa si sveglierà senza ricordare niente.

Questo più che un reloaded mi sa che è un prequel ma visto l'intento con cui sono nati, ci sta bene anche qui. Visto il libro, anche questo lo dedico al buon bro fabio.

05 luglio 2010

Quanto è vero!

"Se si fa una cosa alla volta, c'è tempo per fare tutto in un giorno; ma se si vogliono fare due cose allo stesso tempo non basta un anno"

Philip Dormer Stanhope, 4th Earl of Chesterfield, statista (1694 -1773)

01 luglio 2010

Suona ancora



Stamattina volevo riascoltarmi la dichiarazione d'amore alla musica fatta dai Casino Royale in quel capolavoro che è "Sempre più vicino" e YouTube mi ha ricordato che Mina anni fa ne ha fatto la cover ed allora ho deciso di postare quella, tanto per allietare la giornata.