30 agosto 2012

Araba fenice

Brucio, di fiamma azzurra e rossa. Sono biomassa, come tutti, trasudo metano e infiammo. Piano tutto si propaga, dal basso verso l'alto e brucio, di invidia, rabbia, amore e odio, di stanchezza e lacrime. Sono fiamma che ondeggia piano, enorme, incurante della tempesta e urlo mille parole che bruciano anch'esse, che alimentano il fuoco. La pelle sclera, indurita si fa prima tizzone ardente e poi cenere, si sciolgono le ossa mentre sono vivo e amo e sbavo e grido e odio. Brucio di frasi, lette in giro, cazzate varie, sempre le stesse, la stessa merda, altra biomassa, altro metano. Sono stanco anche di urlare quante teste di cazzo ci stanno in giro. Sono in ginocchio, unica fiamma, con gli occhi vivi che guardano in giro e bruciano anche le gambe, si squagliano le fibre e lancio l'ultima stramaledizione a chi dico io, fissando il cielo, scuro di fumo. Sono braci, l'ultima cenere che si spegne inerte, l'ultima fiamma che si estingue lenta, si addormenta ed è silenzio.

Si alza il vento, turbina, è una colonna viva che gira e sparisce il nero, vola via e sono di nuovo in piedi, con più parole, più odio e più invidia, più amore e più cattiveria ed ho le mani strette e le gambe solide, la schiena dritta e guardo storto mezzo mondo, proprio quello che si crede migliore.

E rido.


Sì. Sono tornato.

13 agosto 2012

06 agosto 2012

Rancore

Come le fusa di un gatto, per ragioni del tutto opposte, il rancore vibra di orrenda vibrazione tra piloro e duodeno, dentro, nel profondo e monta di bile nera, come una cena pesante, notturna. Ogni gesto si amplifica di forza trattenuta dentro legamenti tesi, e spasmi, al rilascio di energia, muovono i muscoli, non visti. Il rancore urla, silenzioso a gli occhi, dentro cavità che ne fanno eco ed il tuono passa, veloce, dietro lo sguardo; codardo si nasconde in parole fermate in gola, dentro la punta delle dita e scivola via come la pioggia battente sui vetri che lascia righe opache quando si asciuga. Il rancore sono i giorni, lenti, uguali e monolitici, pesanti nei passi calpestati a testa bassa; sono nuvole che montano veloci mentre si finge il cielo sereno. Il rancore è l'esplosione che arriva improvvisa proprio quando tutto intorno è sorriso e calma per poi lasciare le macerie solo in chi lo ha provato.