24 novembre 2012

Un po'(st) di distensione



Un po' di distensione ci vuole, troppa rabbia, troppo astio, troppo nervoso...
E poi questa è una gran canzone, ne sono sempre più convinto!

21 novembre 2012

Trooooppo coglione

(avere) Ideali alti non significano (essere) gente elevata.

(spero, con questo post, di terminare la Trilogia della rabbia di Baol e tornare a scrivere qualche racconto.

16 novembre 2012

Le pezze al culo

Seduto guardo la storia, a volte, o almeno credo sia quella, quell'insieme di immagini che mi passano davanti, spesso troppo veloci e non trovo la ragione da nessuna parte ma proprio da nessuna, eppure la cerco con la lente di ingrandimento, tanto per essere sicuro. Ascolto attentamente e non trovo ragione nell'astio, mi dispiace, non trovo ragione nel livore e se c'è uno che ne capisce di livore, quello sono io e mi fate ridere, imbambolati alle parole di un nuovo messia, chiunque sia, che ci illude che farà questo e quello, ma crescete! Cresciamo, per una volta almeno, anche una sola sarebbe già una conquista. Preferisco la musica, quella dove non capisco le parole, non mi va proprio di capire, lo capite? Proprio perché pensate di aver capito, tutto, preferisco non capire e starmene qui ad orecchie spiegate alle note. Preferisco un porno, guardate, alle cazzate, a tutte le cazzate, quelle scritte, quelle parlate; quelle gridate e sussurrate, meglio degli ansimi assestati bene. Preferisco un panino da McDonald credetemi, ché meglio scempiarmi il fegato dei coglioni ché all'estremo non c'è ragione e non lo capiamo proprio, non lo vogliamo capire. Come palloncini attaccati al rubinetto, ci gonfiamo, tutti incazzati, alla fin fine, con le palle vorticose, gelosi di quello che pensiamo, orgogliosi di quello che ci fanno pensare gli altri. Preferisco cambiare canale, guardami il Boss delle torte, le cucine da incubo i masterchef di tutto il mondo perché mi sono rotto e non c'ho il millechiodi, l'ho finito all'ultima lettura, fracassato in anima e corpo e rimontato. Seduto mi metto a ridere ché non c'è rigo che leggo in giro che non  mi vuole dire che sbaglio, che ne sa più di me, che c'hanno ragione loro; sono seduto, dalla parte del torto, naturalmente, causa posti occupati dall'altra parte.

09 novembre 2012

Malessereumano

Qualche giorno fa mi sono interrogato sulla natura dell'essere umano, probabilmente aver terminato un libro di Roth mi ha un po' predisposto a questa cosa ma, tant'è, mi è venuto in mente che l'essere umano è l'esatta rappresentazione della relatività, che può essere tranquillamente spiegata con una battuta che ho letto tempo fa su un libro: "La lunghezza di un minuto dipende dal lato della porta del bagno da cui ci si trova". Per quanto ci sforziamo di essere oggettivi non ce la faremo mai ad esserlo totalmente; ci viene naturale avere la lancetta del nostro credere orientata nel verso a noi più consono. Tanto per fare un esempio, se c'è qualcosa in cui crediamo, che ci è affine, siamo propensi a credere anche alla singola voce fuori dal coro e non alle mille che la smentiscono, di solito, in quel caso, le mille voci sono "una lobby", "una congiura", "una comunità chiusa", siamo propensi a credere alla più classica delle "voci da bar" senza nemmeno andare a constatare se la cosa è vera o falsa; ci sforziamo, studiamo, ci informiamo ma, dentro, saremo sempre più propensi verso le nostre convinzioni che verso quelle contrarie, non c'è nulla di male, è nell'essere umano, è naturale. La differenza, al massimo, sta nella gradazione; per fortuna non siamo tutti uguali, fa parte della bellezza della vita, la varietà, e questa varietà differenzia chi si pone dei dubbi e chi invece accetta le cose come verità apodittiche. A me 'sta cosa, tutto sommato, non mi dispiace; certo, preferirei che si analizzasse un po' di più quello che abbiamo di fronte ma capisco quando non ci riusciamo, se lo scrivo è perchè tante volte mi sono accusato, ex post, di non obiettività e discernimento. Fatto sta che, secondo me, la civiltà di un discussione è direttamente proporzionale alla voglia che ha l'interlocutore di convenire con noi qualcosa e inversamente proporzionale a quanto sentiamo nostro l'argomento della discussione; praticamente un'equazione. Vale anche per le persone eh, anzi, soprattutto per le persone; se una affermazione proviene da qualcuno con cui ci sentiamo affini, per cui proviamo simpatia, che sappiamo la pensa come noi, che ammiriamo, siamo più propensi ad accettarla, se non proprio a condividerla, ci viene quasi inconsciamente un moto di affinità. Mettiamo che una persona che sta ai nostri antipodi, un soggetto che ci sta antipatico, affermi: "Io sono il migliore e quelli che non lo hanno capito sbagliano", la prima cosa che pensiamo, forse l'unica, è: "Che persona presuntuosa". Se a fare una affermazione che abbia, bene o male, lo stesso senso della precedente viene fatta da una persona a noi affine, un sodale, qualcuno che, per un qualsiasi motivo, stimiamo, allora saremo meno categorici, ci penseremo su, magari saremo anche d'accordo e se qualcuno ci farà notare che, forse, in tale affermazione c'è un po' di presunzione magari risponderemo "E' una persona limpida, non è un ipocrita, dice le cose in cui crede"; quasi automaticamente saremo portati a giustificare la cosa sottolineando come non abbia un altro difetto, anche se sappiamo che presunzione e ipocrisia non sono comportamenti in antitesi. Vale per le affermazioni come per i comportamenti e come tutte le cose che riguardano l'essere umano, come ho detto prima, va anche in gradazioni, varia da persona a persona (e meno male), ci sono gli estremi che portano l'apprezzamento ai livelli della piaggeria e ci sono, la maggioranza, quelli che cercano l'oggettività ma, per la stessa natura umana, sono portati a preferire la parte verso cui pende la propria bilancia. Non credo che ci sia nulla di male in tutto ciò, semplicemente, magari, saperlo mi può aiutare nel tentativo, a volte da parte mia poco riuscito, di essere un po' meno partigiano; a pensare qualche attimo in più prima di dire "Ha torto" o "Ha ragione", "Ha fatto bene" o "Ha fatto male", ad applaudire qualcuno o a fischiarlo.

02 novembre 2012

Cinquecento




Mi piaceva un sacco questo spot, soprattutto la canzone, la voce di Finardi era una specie di calmante e ricordo che mi fermavo sempre a guardarla quando passava in tv. Lo spot era per l'uscita della "nuova" 500, era il 1991, almeno così dice Wikipedia, ed io avevo quindici anni, almeno così dice la mia carta d'identità. Non me la ricordo un'età tanto tanto facile, praticamente non è cambiato niente, però mi ricordo questa macchinetta che, a detta loro, doveva riportare in auge quella meraviglia che era stata la Fiat 500 originale, certo, quella era sinuosa e sensuale e questa sembrava una scatola di sardine ma, non so, a me piaceva. Mi piaceva vederla curvare per le "cinquecento strade che portan verso il mare", le immagini e la voce facevano il loro dovere, dovrei ringraziare di aver avuto solo quindici anni e quindi di non pensare nemmeno ad una macchina per me, altrimenti avrei tranquillamente potuto essere una sardina nella scatoletta. Ricordo che ascoltavo le parole e me le ripetevo in testa, le canticchiavo; chi, a quindici anni non ha almeno cinquecento sogni? Con i sogni che avevo io ci sarebbe stata bene anche la riedizione della 1100, tanto per dire. A pensarci adesso, "cinquecento albe a veder nascere il sole", sono un anno, quattro mesi e quindici giorni, quasi un anno e mezzo a svegliarsi prima delle sei, praticamente ci auguravano, già da allora, di diventare operai del primo turno, magari in Fiat. Io di albe coi controcazzi, quelle che ti si scolpiscono dentro a caldo, sì e no se ne ricordo quattro o cinque, qualche festa con amici e un paio di cieli che si colorano dentro inverni milanesi ma niente di più. Magari di albe ce ne saranno altre, chissà, ma intanto dal 1991 ad oggi sono passati ventun'anni, mi sa che devo farmi venire l'insonnia se voglio andare in pari. A quindici anni però va bene tutto, per sognare, magari la compagna di classe carina che t'ammollerà un due di picche da antologia oppure un concerto a cui non ti sarà permesso di andare, avoghj, ce ne stanno di cose da sognare, compresa l'alba.

Ah, sì, questo è il mio cinquecentesimo spot