31 dicembre 2012

Un anno

Un anno non è uguale all'altro così come i giorni di cui è composto e noi li viviamo, gli anni e i giorni, ognuno in maniera diversa e magari mentre ridiamo qualcuno piange e mentre amiamo c'è chi si ignora; come i dotti linfatici delle foglie che si ramificano sempre più sottili, in controluce, prendiamo una strada diversa ad ogni respiro, ad ogni battito di ciglia. Vi auguro una sorpresa ad ogni svolta ed un sorriso ad ogni scelta, vi auguro mille ripensamenti senza conseguenze e tutti i controsensi che desiderate. Vi auguro trecentosessantacinque albe leggere e tramonti rilassanti. Vi auguro di vivere le cose per ciò che sono senza che diventino fragili impalcature; che l'anno che arriva, diverso e uguale, vi regali voi stessi con tutto il contorno. Vi auguro tanti passi e tante soste, tanti cieli e tante facce. Vi auguro un anno che strabordi e tracimi, che cresca e si dipani. Vi auguro che siate ebbri e sobri, contemporaneamente. Vi auguro.

24 dicembre 2012

Gli auguri di quest'anno

Ho riso come uno scemo per tutto il video, fantastico! Chi ha detto che anche da serio sono scemo?! Eh?! CHI?? Hey, ma qualcuno senza braccio alzato non c'è? Mi conoscete tutti così bene?? Cazz, avrei dovuto lasciare un alone di mistero su di me ed invece...

Vi auguro un po' tutto quello che desiderate. Che poi, ci avete pensato? Se io auguro a due persone che si avveri quello che desiderano e poi le due cose sono in conflitto, come si fa? Io, per esempio, vi sto augurando tutto quello che desiderate ma, sicuramente, tra voi alcuni si augureranno il bene di altri, e metti che io, invece, a certe persone auguri una bella diarrea potentissima per le notti del 24, 25 e 26? No, perchè, pensateci, potrebbe anche essere, no? Cioè, voi magari siete affezionati a qualcuno che a me sfracella le palle; non sapete che, bene o male siamo tutti collegati? C'è chi dice che la teoria dei sei gradi di separazione ormai sia superata, grazie alla rete e ai social network i gradi sono meno e quindi potrebbe pure essere che l'entità testadicazzica lo sia per me e non per voi ed io vi auguro con il cuore che si avverino i vostri desideri e tra i vostri desideri, mettiamo, ci sta il bene dei sunnominati? Come la risolviamo? Vabbè, la risolviamo che, volendovi tanto bene, io vi auguro davvero, per questo Natale, tutto quello che desiderate, ma tutto tutto (a parte il mio male eh, che questo diventa un altro discorso lungo che, metti che, sì, mi leggete, ma vi sto sul cazzo pure io?(Oh, può succedere, no?(Oddìo, ancora la sindrome da parentesi))). Insomma, questo Natale siate felici, qualsiasi cosa vi scateni la felicità.

V'abbracci'attuttieh!!
Ah, sì, il video è opera di questo genio

21 dicembre 2012

Visto che tutti stanno dicendo qualcosa...

...dico qualcosa anche io:

"Quello che il bruco chiama fine del mondo il resto del mondo chiama farfalla"
(Lao Tse)

I cinesi sì che la sapevano lunga.

19 dicembre 2012

Indistinto signore

A lei, indistinto signore
che stamattina, alle prime ore
si apprestava a fumar sigaretta
denotando mancanza di fretta

A lei che con nonchalance
quasi fosse un passo di danse
ha aperto un nuovo pacchetto
contenente il fumabile oggetto

A lei che con fare preciso
senza il minimo cenno del viso
denotante un qualche intelletto
s'apprestava a fumare l'oggetto

A lei che non dubitando un momento
con in mano la carta d'argento
che alle sigarette fa da incarto
ha gettato per terra tal scarto

A lei, indistinto signore
che stamattina, alle prime ore
m'ha già fatto saltare i nervi
dico: c'ha più corna d'un branco di cervi!

10 dicembre 2012

La bocca brutta

E quando pensi di aver digerito, ti risale in bocca un brutto sapore, ti impasta le fauci, ti enfia le gote; ti fa soffiare sbuffi che appestano il naso, gorgogliare lo stomaco, risalire di acido. Ti chiedi quale delle cose che hai mangiato si sia fermata lì senza andare via davvero, aspettando il momento di tornare a galla, appesantirti la testa e distrarti il cervello; scorri il pranzo al contrario, dal caffè all'aperitivo, ti studi le portate ingrediente per ingrediente, tra uno sbuffo e l'altro. Proprio non ci credi che risalga quest'aria mischiata con non si sa cosa, una vecchia pietanza che credevi passata, ormai ricordo addirittura del fegato; eppure risale peggio di come è entrata, magari avariata già dalla partenza, lasciandoti la bocca brutta, cerchi una mentina, un digestivo, una limonata, qualcosa che sciacqui via il sapore, che fermi quella risalita.

01 dicembre 2012

La casa

Oltre ai ricordi che ho in testa ho solo un paio di foto scattate nel momento sbagliato, con il letto ormai tornato divano e scatole e bagagli ad occupare lo spazio. Ero già un ritornante in quel momento e traspare da quel pieno così provvisorio, da quello sfondo impersonale nelle foto. Non ho foto della casa quando ne facevo parte ma, ironicamente, ne ho di quando me ne stavo staccando. So perchè le ho scattate, me lo ricordo perfettamente, volevo avere un'immagine da far vedere, almeno una; un'immagine da cui si capisse poco quello che erano state quelle mura, quello spazio; un'immagine in cui fosse quello che, alla fine, era: un monolocale. Nient'altro. Senza la vita che ci avevo messo dentro, senza la mia voce, senza le mie cose sparse in giro, senza gli odori, i profumi; senza il tempo, lungo o breve, dipende dai punti di vista, in cui l'ho vissuta; solo una casa, via Biancardi 6, quinto piano. L'ho scattata perché così, ogni volta che l'avessi guardata sarebbe stata diversa dai miei ricordi, diversa da quella prima volta in cui l'avevo vista, alla fine di agosto del 2008, e ancora non sapevo che mi era piaciuta, non sapevo ancora che sarei stato lì. Era buia, e vuota da tanto, non aveva odore, me la mostrava, in fretta, un collaboratore di un'agenzia immobiliare che, alla fine, nemmeno avrei visto, mandato da un'agente che, alla fine, avrei sentito solo al telefono. Ogni volta che avrei guardato la foto, la casa sarebbe stata diversa da quel 5 ottobre in cui ci misi piede per restarci, già più personale, più mia, senza che, di mio, ci avessi ancora messo nulla. Non c'è niente da fare, raramente ti accorgi del sapore della vita mentre è in movimento; allora era solo una casa, un luogo che avevo scelto quasi con una monetina, un vuoto, piccolo, da riempire con troppa roba. Mi stupisco ancora adesso di quanta vita ci entri, in un monolocale. Diversa, mi doveva apparire, da quella volta in cui non riuscivo più a rientrarci perché ci fu un problema alla serratura; la foto doveva solo servire da spunto, l'ho scattata apposta così, come un foglio bianco, perché fosse diversa da come mi sembrò quella volta che avevo bevuto troppo, da quella volta in cui avevo riso tanto, e da quella in cui scappai via per tornare qualche ora a casa, come se quella, in quel momento, non lo fosse anche lei, la mia casa; vallo a capire, allora, per quanto ne avessi sentore, vallo a credere che quella stanza tutto fare con un bagno attiguo, era casa mia e tale è rimasta anche se non ci sto più, anche se il contratto d'affitto è risolto ed il tempo ha continuato a scorrere come sempre fa, ma cuore e corpo, spesso, hanno orologi diversi e quella nelle foto anonime è ancora casa mia e tale rimarrà anche se ormai sono tre anni che mi sono chiuso la sua porta alle spalle.