23 dicembre 2016

Pinuccio Randòm

Pinuccio Randòm, al secolo Giuseppe Milella, ha una macelleria in fondo a via Trevisani e una fiorente attività serale di “fornello improvvisato” sul lungomare. Lo chiamano “Randòm” perché non ha una sede fissa; la sera, quando intorno alle sette e mezza chiude il negozio, carica in macchina una quintalata tra salsiccia e bombette varie, passa da casa a prendere sua moglie Filomena e quattro casse di Peroni da 66cl; casse che basteranno sì e no alle necessità sue, di Filomena e di suo figlio Minguccio, centoventi chili di ventiduenne per un metro e novanta. In macchina ha già pronta la fornacella da campeggio e due bustoni di carbone di legna. A quel punto Pinuccio si avventura sul lungomare e il primo parcheggio libero che trova pianta il suo “fornello improvvisato”, poi chiama suo figlio Minguccio e si fa portare due sacchi di panini che accoglieranno salsiccia e bombette, la galetta da cinquanta litri e tre stecche di ghiaccio industriale in cui verranno messe a dimora le prime otto o dieci Peroni da 66cl, diciamo come aperitivo. Pinuccio controlla da che parte tira il vento e orienta la fornacella che, con l’ausilio di abbondanti spruzzate di alcool etilico, in un attimo si trasforma in una colonna di fuoco e fumo da essere avvistata con facilità dall’Albania; Pinuccio fa abbassare la fiamma, solitamente con un rutto di Peroni ghiacciata, e appronta la prima graticola di carne da arrostire; intanto tra lui, Filomena e Minguccio la prima cassa di Peroni è finita e la seconda è in ghiaccio. L’addetto alle bevande è Minguccio che appena vede che iniziano a scarseggiare si fa il giro di tutte le “società” tra Bari Vecchia, Madonnella e Carrassi e si procura il biondo nettare. Intanto, meglio di uno spot, il profumo della carne sul fuoco fa avvicinare i primi affamati che, alla modica cifra di cinque euro riescono ad avere, a scelta, o panino con salsiccia e Peroni da 66cl “sudata” o panino con bombette con ripieno misto e Peroni da 66cl “sudata”; il menù non è molto vario ma la cosa non sembra interessare molto vista la fila che, solitamente, si forma davanti al “fornello improvvisato”. Il tutto condito dalle massime di vita di Pinuccio che tra un colpo di pinza per girare la carne prima che bruci ed un sorso alla bottiglia di Peroni che porta appesa alla cintura, espone la sua personale weltanschauung in un misto di dialetto e italiano, perché non si sa mai ci siano turisti che non capiscono l’idioma locale. “P’cè la fem’n, la donna, a da iess coom alla Peroon, a va iess S’DAAT”, cosa, il turista, possa capire oltre alla parola “donna” è un mistero chiuso nella testa di Pinuccio ma va da se che il gesto e soprattutto l’espressione allusiva al paragone tra la Peroni che “suda” e la donna non lasciano molto spazio all’immaginazione. A quel punto Filomena, seduta accanto alla galetta delle birre, si fa una risata bitonale da increspare i vetri delle macchine parcheggiate e dice, sempre, “Semb u sceem a da fa” e scambia uno sguardo con il marito che pare promettere fuoco e fiamme. In alcune giornate speciali, solitamente in estate, al posto delle solite salsiccia e bombette Pinuccio mette sulla brace i polpi. Quando vede che la giornata e serena ed il mare piatto chiama suo cugino Giangaspero Menicucci, detto “U Ch’zzaal” per via dello scialo di cozze a Torre a Mare, e gli chiede se la sera andrà a pesca di polipi o se ha uno sbarco di sigarette di contrabbando. Naturalmente al telefono i due cugini usano un codice per non essere intercettati dalla Finanza:

Giangaspero: “Auè Pinù ce je? T’a’ppò?”
Pinuccio: “T’a’ppò Giangà. Ste bbuun?”
G.: “Essèin ce je? Probblem?”
P.: “Ennùd Giagà josc a po’ o a biò? C’a fè?”
G.: “A biò je mazz. A po’, t serv’n?”
P.: “J’arrost Giangà vit c n jakj assè”
G. “E viin pur tu!”
P.: “A sciuut n’acchjaam a nderrlalanz”*

*G.: “Buongiorno Giuseppe che succede? Tutto a posto?”
P.: ”Tutto abbastanza bene Giangaspero. Tu? Stai bene?”
G.: “Ma certo, ma sicuro che non succede nulla? Ci sono problemi?”
P.: “Ma nulla Giangaspero solo mi chiedevo se oggi andrai a polpi o a scaricare sigarette. Che farai?
G.: “Mah, è periodo di magra per le sigarette. Penso che andrò a pescare polpi, te ne servono?”
P.: “Pensavo di fare i polpi arrostiti Giangaspero; sarebbe possibile averne un considerevole quantitativo?”
G.: “Beh ma vieni a darmi una mano, scusa!”
P.: “Mi par giusto, ci troviamo sul Lungomare di Crollalanza”

La battuta di pesca solitamente dura tutta la notte, in una barchetta dal fondo trasparente con una lampada appesa davanti e, dentro, un quantitativo di birra bastevole per la ciurma di un cargo battente bandiera liberiana. Una volta procurati i polpi Pinuccio e Giangaspero solitamente vanno, il mattino dopo, sugli scogli davanti al faro ad arricciarli sbattendoli per intenerirne le carni e, nel mentre, fischiano alle ragazze che prendono il sole. Una volta si trovò a passare lì davanti Filomena e sentì Pinuccio dire ad una ragazza “Moh signorì se vuole do un’intenerita pure a lei”, il suo “MO CA VIIN A CAAAAAAS” (ne riparliamo quando torni a casa) fu sentito fino nell’entroterra di Corato; quella sera non ci fu nessun “fornello improvvisato” e Giangaspero dovette vendere allo scialo, oltre alle cozze, dodici chili di polpi già inteneriti. A parte quella rara eccezione la braciata di polpo è molto richiesta e solitamente la scorta di polpi, panini e birre viene consumata in brevissimo tempo tanto che nasce sempre l’esigenza di trovare altro da mettere sulla brace prima che la clientela delusa passi alla concorrenza, tale Maria la N’Zivosa (non propriamente dedita alle regole base dell’igiene) che frigge le sgagliozze in piazza Ferrarese. Il più delle volte tale mancanza viene colmata mandando Minguccio ad acquistare una quarantina di fette di mortadella spesse un dito che arrostite e condite con olio e limone farciscono i restanti panini. Appare chiaro che l’attività di “fornello improvvisato” non sia propriamente legale non avendo nessuna autorizzazione amministrativa, sanitaria e fiscale se non il benestare dell’arciprete della basilica che passa tutte le sere a benedire il cibo e se ne torna in canonica con due panini e due birre; dunque capita, a volte, che arrivino pattuglie di vigili urbani in assetto antisommossa per far immediatamente cessare l’attività di “fornello improvvisato”; a quel punto solitamente Pinuccio dice che non sta vendendo niente ma è solo un “barbecue di famiglia” e sono tutti parenti. Una volta dovette spacciare due turisti giapponesi per i figli di uno stracugino di suo padre emigrato in Oriente per esportare le cozze crude; per fortuna solitamente il problema si risolve con un paio di panini in amicizia ed una Peroni a giro, tranne quella volta che Minguccio, lievemente alticcio dopo 12 Peroni da 66cl e una bottiglia e mezza di amaro Lucano, scambiò il capo dei vigili per un rapinatore e gli mollò un ceffone talmente forte che il poverino per due giorni chiese se qualcuno avesse preso la targa di chi lo aveva investito. Quella sera finirono tutti in caserma, anche due turisti norvegesi che Pinuccio aveva spacciato per nipoti di terzo letto di sua zia; tornarono a casa con dieci chili di carne avanzata, una cassa di Peroni, quaranta panini, una multa di 570 euro per “fornello abusivo e percosse a pubblico ufficiale” e Filomena svenuta per la vergogna di essere stata portata in caserma.



BUON NATALE A TUTTI!!!